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20 Aprile 2021
L’aggiornamento statistico, ancora provvisorio, sui beneficiari del contributo a fondo perduto evidenzia come sia stato utile prevedere nel decreto le soglie minime
La conferenza stampa del Presidente del Consiglio Mario Draghi di venerdì scorso è stata l’occasione per fare anche un secondo bilancio, benché provvisorio sul Contributo a fondo perduto (previsto dal Dl Sostegni), dopo il primissimo fatto il giorno successivo all’invio dei primi bonifici.
In nove giorni, dall’8 aprile, giorno di avvio della piattaforma telematica dell’Agenzia delle Entrate, a venerdì 16, sono stati distribuiti 3 miliardi di euro a una platea di circa un milione tra imprese, autonomi e liberi professionisti.
L’importo medio erogato è intorno ai 3.000 euro, una cifra che raddoppia se si escludono tutti i soggetti che hanno ricevuto il contributo minimo con importi forfettari di 1.000 euro (persone fisiche) o 2.000 euro (persone giuridiche).
La previsione del contributo minimo ha permesso di sostenere anche quelle attività o partite Iva avviate nel 2020 e che, con tutta evidenza, non possono contare su dati di confronto con l’anno precedente. Ebbene, proprio il contributo minimo riguarda il 66% delle domande elaborate e messe in liquidazione con i bonifici dell’8 e del 14 aprile. A beneficiarne evidentemente anche quelle attività che basando solo sui calcoli con il confronto tra fratturato 2020/2019, avrebbero ottenuto un importo inferiore al minimo. È stato utile quindi prevedere le soglie minime.
Quasi un terzo dei tre miliardi di euro erogati rientra invece nella fascia tra 10 e 50 mila euro, mediamente 19 mila euro. In questo caso si tratta di attività economiche con fatturati elevati ma anche con perdite considerevoli.
La maggior parte delle istanze è stata liquidata tramite il contributo diretto e solo il 2,2% ha optato per il credito d’imposta da portare in compensazione con F24.
Non tutte le domande presentate in questo periodo sono state ovviamente liquidate, per effetto dei controlli automatici a monte che sfruttano i dati già presenti nell’anagrafe tributaria. Per esempio il sistema verifica che le domande provenienti da partite Iva in regime di flat tax rispettino il limite di ricavi o compensi fissato a 65 mila euro.
Foto: https://www.governo.it/sites/governo.it/files/DSC04665_2.JPG
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