13 Settembre 2013
Il rapporto tra spese obbligate e spese commercializzabili,al centro di un’indagine dell’Ufficio Studi di Confcommercio, è fondamentale nella definizione del quadro benessere/difficoltà di cui godono le famiglie e nella delineazione degli scenari di sviluppo della spesa.
«Tra il 1992 e il 2012 la parte di consumi che le famiglie destinano a beni e servizi obbligati (inclusi gli affitti imputati, cioè la spesa teorica per l'abitazione attribuita alle famiglie che vivono in case di proprietà) è costantemente aumentata, passando dal 32,3% del 1992 al 40,5% del 2012. Particolarmente significativa – secondo il direttore dell’Ufficio Studi Confcommercio Mariano Bella - risultata la riduzione di quella parte della spesa che le famiglie orientano all'acquisto di beni commercializzabili, passata dal 51,4% del 1992 al 39,8% del 2012. Le stime per il 2013 confermano, accentuandola, la dinamica di lungo periodo, portando le spese incomprimibili a raggiungere il 40,6% della spesa complessiva sostenuta dalle famiglie. Un elevato contributo all'aumento dell'incidenza delle spese incomprimibili è derivato dall'abitazione (che comprende anche l'energia)».
In aumento è la quota di consumi che le famiglie destinano alla casa, passato in poco più di 20 anni dal 17,1% al 23,7%. In ridimensionamento invece la quota di spesa destinata ad alimentari e bevande, abbigliamento, calzature, mobili e auto.
«Nel 2013 la spesa pro capite in valore per le spese obbligate, invece, sarà di oltre 6.500 euro a fronte dei 2.700 euro che si spendevano nel 1992». 
Guardando alla possibile fine della recessione che in questi giorni è stata prevista da altri autorevoli Centri Studio, come quello di Confindustria, secondo Bella «il 2014 sarà caratterizzato da una modestissima ripresa (+0,5% in termini di Pil reale), guidata dalla timida inversione di tendenza degli investimenti (+0,9%) e dall'andamento della domanda estera netta moderatamente positivo. I consumi delle famiglie evidenzieranno per il terzo anno consecutivo una flessione, anche se di modesta entità. Di questo modesto recupero produttivo beneficerà anche l'occupazione, con un incremento di circa 31mila unità (cioè lo 0,1%) rispetto al 2013».
(foto da fanpage.it)
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