caffè
15 Ottobre 2015
La notizia sta rimbalzando su tutto il web, anche se sono anni che gira la voce che la grande compagnia americana Starbucks arriverà in Italia. Si è addirittura parlato di un punto vendita in prossima apertura in via del Corso a Roma. E dell’arrivo in città come Milano (con l’arrivo delle Expo 2015), Venezia, Rimini, Torino, Cagliari, Trento, Palermo ed Aosta.
Ora sembra invece ci sia una conferma per Milano. È il Corriere della Sera ad annunciare che dovrebbe esserci una trattativa per far arrivare la catena di caffetterie nel Belpaese per il 2016. Gli accordi dovrebbero essere firmati entro Natale, e a sedersi al tavolo della trattativa sarebbe la famiglia Percassi, gli stessi che hanno importato in Italia marchi come Benetton, Zara, il recentissimo Victoria’s Secret e l’imminente Primark.
Del resto, sono circa vent’ anni che Howard Schultz, fondatore e guida di Starbucks cerca di capire quale sia il modo giusto per vendere in Italia, patria del caffè, la miscela in versione yankee. Per di più a un prezzo quasi tre volte superiore alla tazzina nostrana. Adesso però si starebbe arrivando alla soluzione.
Certo i prezzi del magnate del caffè americano non sono competitivi rispetto a quelli italiani ma i servizi che offre sono molto superiori ad iniziare dalla seduta con un wi-fi gratis ed illimitata. Molto spesso vi si può fermare anche un intera giornata consumando, magari, un solo caffè o cappuccino mentre si chiatta o si lavora con il proprio pc.
Non è fantasiosa l‘immagine che vediamo in molti film nei quali nel noto caffee americano vi sono “scrittori” con il proprio pc con accanto una mega tazza di caffè. Nessuno vi manderà mai via dal vostro tavolino anche se state consumando anche solo un espresso. E’ una rarità in Italia la possibilità di passare una giornata in un bar consumando solo un caffè, diciamo che non fa parte neppure della nostra cultura. Ma come ci ha conquistati Facebook potrebbe conquistarci anche un altro prodotto americano: Starbucks. Ricordiamoci che a Milano e Firenze ha aperto una catena di caffetterie molto simile a Starbucks, Arnold coffee e questo potrebbe essere un esempio positivo per i manager di Starbucks.
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