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09 Novembre 2021
Un ulteriore boom dei prezzi negli ultimi mesi di quest'anno ridurrebbe fortemente i consumi delle famiglie. A rischio, dunque, sarebbero anche gli acquisti di Natale e la crescita nel Pil nel corso del 2022 (per l’Italia le cifre più recenti di Bruxelles indicavano un +5% per il 2021, che però è già sicuro saranno ritoccate all’insù).
E' quanto emerge da una stima dell'Ufficio Studi Confcommercio sugli effetti di un rialzo dell'inflazione sui consumi delle famiglie nel quarto trimestre 2021. Nel dettaglio, nell'ipotesi di un aumento medio dei prezzi del 3%, si perderebbero circa 2,7 miliardi di euro di consumi che potrebbero arrivare fino a 5,3 miliardi nel caso si verificasse un'inflazione al 4%.
In entrambi i casi, quasi i tre quarti della perdita deriverebbero da un'immediata riduzione del potere d'acquisto del reddito disponibile, il resto dall'erosione della ricchezza finanziaria detenuta in forma liquida
Ma non è tutto, perchè su questa riduzione dei consumi pesa anche l'aumento delle spese per il rincaro dei prezzi dell'energia che si è già trasferito sulle bollette di luce e gas. Pertanto, si legge nella nota dell'Ufficio studi Confcommercio, "data la rigidità delle spese obbligate, anche rispetto a variazioni dei prezzi relativi, si può immaginare, se gli scenari descritti dovessero risultare verosimili, un impatto piuttosto rilevante sui consumi commercializzabili".
Secondo le stime non si possono trascurare neppure conseguenze più rilevanti per l'anno 2022, anche in termini di crescita economica, come sottolinea il presidente dell'associazione Carlo Sangalli: "Inflazione e aumento delle spese obbligate potrebbero ridurre i consumi nei prossimi mesi, con il rischio di rallentare la crescita del Paese. Occorre, dunque, utilizzare presto e bene le risorse del Pnrr e iniziare a ridurre finalmente la pressione fiscale su famiglie e imprese, a partire dal costo del lavoro. Solo così si possono rilanciare investimenti e consumi".
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