28 Dicembre 2024
Quattro interviste, tutte dedicate al mondo dell’entertainment con le discoteche in prima linea, animano in queste settimane una mini-rubrica su Mixerplanet.com, in collaborazione con SILB, parte del circuito Fipe-Confcommercio, che dal 1967 riunisce le imprese operanti nel settore dell'intrattenimento da ballo e di spettacolo.
Per l’ultimo atto abbiamo sentito Roberto Carbonetti, vice presidente nazionale di SILB (è anche a capo della delegazione provinciale di Piacenza), titolare e amministratore unico di Carbonetti Group di cui fanno parte i locali “Csc Caprice”, “Comoedia-Sottozero”, “Paradise”, “Laghi di Tuna”, “La Chiesetta”, “Ex Fabrica”, “The Bank Impero”, “Villa Paradiso”.
Sette milioni di persone frequenteranno i locali notturni per Capodanno…
«Non parliamo dei numeri di un tempo, ma rispetto allo scorso anno siamo certamente in crescita. Direi che rappresentano un buon segnale».
Il peso enorme resta sempre l’abusivismo?
«Sì, non solo a Capodanno ovviamente. Facciamo continue azioni a livello nazionale e territoriale, tra cui convegni come quello intitolato “Il mondo della legalità”, oppure “Controllori e controllati” e il progetto “Sicurezza Vera” dedicato alle donne. Sono diverse le iniziative, comprese le campagne informative all’interno degli istituti superiori: abbiamo presentato, ad esempio, “Il dove conta come il cosa”, proprio per sensibilizzare i ragazzi sul tema della sicurezza».
Quanto sarebbe importante una campagna di sensibilizzazione nazionale?
«È un discorso in parte intrapreso. Bisogna spiegarla bene la sicurezza, dettagliando cosa significa frequentare una discoteca a norma. Le persone, purtroppo, non riescono ancora a definire bene il perimetro che definisce un locale regolare, che risponda a tutti i requisiti richiesti. Occorre sensibilizzare il pubblico anche in questo senso, ecco perché andiamo anche nelle scuole. Sembrano cose di second’ordine ma sono fondamentali per salvare la vita delle persone».
I giovani si lasciano coinvolgere?
«Sono interessati, ma anche stupiti del fatto che sia permesso esercitare attività di discoteca senza averne un’autorizzazione. La normativa c’è ed è chiara. Si tratta però di un fenomeno molto difficile da contrastare, per via del l’impossibilità a volte di fare i controlli».
Della discoteca degli anni d’oro cosa è rimasto?
«Certi format anni Ottanta e Novanta, ma anche Duemila, stanno tornando prepotentemente. Anche perché sono indirizzati a un pubblico che all’epoca frequentava quelle discoteche. Oggi c’è la fascia trapper tra i 14 e i 18 anni, quella che cerca l’evento e che va formata di più, poi c’è la 18-30 che incomincia a frequentare un locale e la sua gente, fino al buco 30-40 anni, di gente che non frequenta più le discoteche. Infine c’è un ritorno degli over 40 e serate di 50-60enni».
Possiamo, dunque, definirlo un settore in rinascita?
«Sicuramente sì, anche se non tutto il territorio risponde nello stesso modo. C’è da dire che in estate, per fare un altro esempio, le discoteche sono massacrate dalle manifestazioni temporali, che tra l’altro godono ancora di deroghe risalenti all’epoca Covid e sono agevolate a livello fiscale. Il mercato ora deve stabilizzarsi, la sicurezza deve essere garantita sempre e comunque, non può essere in deroga».
I costi sono aumentati, di conseguenza anche i prezzi. Quanto incide l’aumento?
«I prezzi sono aumentati ma non proporzionalmente ai costi. Questo proprio per non compromettere i segnagli di rilancio. I gestori, infatti, hanno assorbito gran parte degli aumenti, non ultimo quello che riguarda i diritti d’autore».
Cosa è successo?
«Non paghiamo più soltanto la Siae, con cui abbiamo sottoscritto un’intesa con FIPE, ma anche Scf e Lea. Questo ha portato a superare i compensi fissati al 10%. In totale arriviamo a circa il 13%».
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