attualità
23 Febbraio 2024
Fare l’apprendista nel settore del turismo e della ristorazione non è per tutti. I giovani ragazzi e ragazze che in estate vogliono provare l’esperienza lavorativa in un bar, al ristorante o anche in un albergo con un contratto da apprendista devono aver frequentato una scuola idonea, in cui il percorso di studi è coerente con il comparto scelto per lavorare. Questo perché il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali stabilisce che deve esserci coerenza tra gli studi che si intraprendono e l’attività economica con cui si vuole fare l’apprendistato.
Una regolamentazione nazionale che pone non pochi ostacoli davanti allo sviluppo e all'appeal dell'industria turistica e ristorativa, e su cui riaccende il faro Il Resto del Carlino. In città come Rimini in cui il lavoro stagionale è assai diffuso, sostiene il quotidiano, la questione diventa oggi sempre più un’emergenza in vista dell'estate. A maggior ragione in un contesto in cui i più giovani faticano a iniziare la loro carriera in ambiti come quello della ristorazione.
“Un ragazzo che va al liceo o studia meccatronica non può fare il barista o il cameriere sfruttando il contratto da apprendistato, una tipologia contrattuale riservata a chi ha scelto quel percorso di studio”, sottolinea il giornale.
Ma cosa ne pensano dalle parti di FIPE Confcommercio, da sempre in prima linea per una corretta regolamentazione dei rapporti di lavoro all'interno dei pubblici esercizi? “In modo evidente si tratta di regole che in posti come Rimini sono più scomode che altrove", esordisce Andrea Chiriatti, dell’Area Relazioni Sindacali, Previdenziali e Formazione della Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi.
Che aggiunge: “In pratica, chi non fa l’alberghiero per fare la stagione estiva in un ristorante deve essere contrattualizzato con una forma diversa dall’apprendistato, ma è facile intuire che le aziende non possono permettersi di pagare i giovani inesperti come un qualificato. Si dovrebbe trovare una soluzione tecnica funzionale alla realtà”.
Dunque risulta necessario studiare soluzioni pratiche e formule che consentano un risparmio contributivo anche per assumere i giovani che fanno studi diversi da quelli specializzanti nel turismo o nella ristorazione. “Le norme possono essere adattate con delle deroghe funzionali in un’ottica win-win. Il lavoro a chiamata? Abbiamo bisogno di stimolare continuità e professionalità, non poche garanzie e precarietà”, conclude Chiriatti.
Commento in linea con le considerazioni di Patrizia Rinaldis, presidente di Federalberghi Rimini, rilasciate sempre a Il Resto del Carlino: “Da anni ripetiamo che vanno trovate le motivazioni per portare i giovani a fare una esperienza nel nostro settore e così facendo al contrario li allontaniamo”.
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