pubblici esercizi
22 Marzo 2021Una delle categorie più colpite, quella della ristorazione, spera in altri sostegni
La delusione è palpabile. Le attività economiche del pubblico esercizio (ristoranti, bar, pizzerie) si aspettavano qualcosa di più. Invece il Dl Sostegni varato venerdì in Cdm non solo non elargisce consistenti contributi, ma non ha nemmeno un occhio di riguardo per il settore della ristorazione che è uno dei più colpiti dalla pandemia. Una categoria in balìa dei provvedimenti di restrizione, costretta a lavorare a mezzo servizio, a inventarsi nuove modalità di commercio, a rimanere aggiornata quotidianamente su aperture e chiusure.
È vero che ai pubblici esercizi, oltre al contributo a fondo perduto, sarà destinata una parte dei 200 milioni che vanno ad alimentare per il 2021 il fondo per sostenere i settori più colpiti. Il fondo che sarà gestito dalle Regioni e dalle province autonome.
È vero che dal decreto arrivano altri 250 milioni di euro al Fondo per il sostegno e lo sviluppo delle filiere agricole, della pesca e dell’agricoltura che si vanno ad aggiungere ai 150 milioni previsti dalla Legge di Bilancio. Ma non è ancora chiaro se questi 400 milioni possano andare a progetti di rilancio dell’intera filiera, ristoranti compresi.
Il settore della ristorazione insomma ripensa amaramente a quanto accaduto con il fondo ristorazione: delle 47 mila domande presentate, di cui 30 mila online tramite il portale della ristorazione gestito da PosteItaliane, è stata liquidata solo la prima tranche. Solo 12.700 richiedenti hanno ricevuto il 90% del contributo e riceveranno la parte restante entro marzo.
A proposito del fondo ristorazione Matteo Musacci, vicepresidente di Fipe, afferma: “la misura di per sé non ha avuto un grande successo, sia per la complessità della documentazione da produrre sia perché le richieste per ottenere il contributo sono state aperte tardi, quando ormai molti ristoranti erano chiusi”.
SEGNALE DI FIDUCIA NEL SISTEMA DELLE IMPRESE
In generale il Dl Sostegni, varato venerdì scorso in Cdm e primo provvedimento economico del governo Draghi, porta con sé tutta una serie di misure che hanno lo scopo di sostenere l’economia, colpita duramente dalla crisi pandemica.
La misura principale riguarda il cosiddetto fondo perduto. Tutte le attività economiche, con un fatturato fino a 10 milioni di euro nel 2019 (professionisti con partita Iva, piccole e medie imprese) e che dimostrano di aver avuto un calo di fatturato di almeno il 30% (guardando la media mensile anno su anno) possono chiedere l’indennizzo. La domanda va formulata entro 60 giorni dall’entrata in vigore del Dl e l’Agenzia delle Entra conta di riuscire a completare i pagamenti entro il 30 aprile. L’ammontare dell’indennizzo, non tassato, è poi attribuito secondo 5 fasce e decresce all’aumentare della fascia di fatturato. Il beneficiario ha facoltà di optare tra il bonifico o il credito d’imposta con compensazione tramite F24.
Un ulteriore sostegno è rivolto ai lavoratori autonomi: è previsto l’esonero dai contributi previdenziali per quei professionisti e autonomi che non hanno superato 50 mila euro di reddito nel 2019 e hanno registrato un calo di reddito e/o corrispettivi di almeno il 33% nel 2019.
Viene inoltre in aiuto delle imprese la dilazione dei termini di pagamento delle cartelle. Il versamento delle rate da corrispondere nel 2020 è ritenuto tempestivo se effettuato entro il 31/07/2021, invece per quelle in scadenza il 28/2, 31/3, 31/5 e 31/7 del 2021, il termine è spostato al 30/11/2021.
Sempre per venire incontro agli operatori che hanno subito un calo del giro d’affari di almeno il 30% nel 2020 è concepita la misura della definizione agevolata. In pratica vengono abbattute le sanzioni e le somme aggiuntive richieste sulle somme dovute a seguito dei controlli automatici sulle dichiarazioni dei redditi 2017 e 2018.
È spostata in avanti di un anno, a partire dal prossimo 1 settembre, la segnalazione prevista a carico dell’Agenzia delle Entrate, come creditore pubblico qualificato, ai sensi del comma 7, art. 15 del Dlgs 14/2019 (Codice della crisi d’impresa). Questa misura, più che un sostegno economico, costituisce una vera e propria iniezione di fiducia nel sistema delle imprese. Come noto il debitore che riceve la segnalazione che la propria esposizione debitoria ha superato certe soglie, ha 90 giorni di tempo per provvedere, pena la segnalazione ulteriore all’organismo di composizione della crisi d’impresa (Ocri).
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A cura di Giulia Di Camillo
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