bar
21 Gennaio 2025
Da una storica chiusura, nasce una nuova storia imprenditoriale. Andiamo con ordine. A Milano, via Tortona 33 per gli amanti dei locali è un indirizzo noto. Qui fino a qualche mese fa campeggiava l’insegna del The Botanical Club, un cocktail bar salito alla ribalta nei suoi anni d’oro, ma che poi, sommerso di debiti (si parla di circa 1 milione di euro, ndr) è stato obbligato a chiudere definitivamente la saracinesca. Stessa sorte per l’altra location dell’insegna situata in via Pastrengo.
I titolari a quel punto hanno deciso di chiudere e affittare i due spazi. Quello in Via Tortona ha subito trovato un affittuario. Anzi tre, tutti cresciuti professionalmente nel mondo dell’ospitality: Gian Marco Virgini, Teo Re Fraschini e Cristiano Putzu. Romano il primo, milanese il secondo e sardo il terzo. A loro si deve la nascita del nuovo progetto Bluesquare. Questo il nome del ristorante con area mixology, una superficie interna di 170 metri quadri e un’ottantina di posti sedere, ai quali, entro un paio di settimane, se ne aggiungeranno altri sessanta ricavati dal dehor. Virgini e Re Fraschini, 31 e 34 anni rispettivamente, sono amici e soci di lunga data. Insieme, alcuni anni fa, avevano dato vita ad Armonico, un locale di solo delivery di piatti asiatici. Putzu, invece, è il proprietario del Blue Beach di Porto Rotondo in Sardegna.
CUCINA VEG E DRINK LIST CON 9 RICETTE
Bluesquare parte quindi consapevole di ricevere in eredità quello che è stato un locale di successo. «Sappiamo bene l’importanza che ha avuto nel mondo della notte il The Botanical Club – ci ha raccontato Virgini che abbiamo incontrato all’interno della location insieme al suo socio –. Noi però proponiamo un format diverso». Intanto la cucina è esclusivamente vegetariana/vegana e segue la tradizione asiatica con alcune contaminazione esotiche.
Cambi anche sul fronte mixology, «I cocktail hanno una forte componente analcolica, perché riteniamo che la bassa gradazione si abbini in maniera ideale ai nostri piatti», afferma Re Fraschini. E non è un caso che, alla luce di queste considerazioni, la drink list sia composta da 9 ricette, equamente suddivise in tre categorie: signature, low-alcol e zero alcol.
«Grazie a importanti partnership con aziende del calibro, per esempio, di Martini, Campari e Diageo, usiamo spirits zero alcol che ci permettono di proporre soluzioni molti light, anche dei twist di grandi classici senza che questi contengano una solo goccia alcolica, come il 'Nogroni', rivisitazione analcolica del Negroni – prosegue il socio milanese del locale –. È chiaro che, considerando la tipologia della nostra cucina e dei nostri drink, il pubblico che ci aspettiamo è quello che ama mangiare vegetariano e vegano. Ma questo è scontato. La vera scommessa è di convincere a diventare cliente la platea degli ‘onnivori’ disposti a provare qualcosa di diverso. Accompagnando il cibo al cocktail».
DIETRO IL BANCO UNA BARLADY
Dietro al banco, staziona Silvia Gazocchi, giovane barlady modenese che ha affinato la sua expertise lavorando in precedenza nell’area mixology, per esempio, del ristorante Bulk di Giancarlo Morelli. A livello di prezzo, i cocktail signature alcolici sono proposti a 12 euro cadauno, se ne spendono 10 per i drink a bassa gradazione e analcolici, mentre durante l’aperitivo il costo scende a 8 euro.
Bluesquare cambia pelle a seconda degli orari: a partire dalle 10:00 è caffetteria/pasticceria, diventa business lunch a pranzo (con menu dai 12 ai 18 euro), ospita un’area smart working all day, si riorganizza dalle 17:30 per l’aperitivo, per poi mettersi nuovamente a tavola con la cena (scontrino medio di 40/45 euro), a cui segue un post-dinner accompagnato, venerdì e sabato, da musica fino alle 2:00 del mattino.
I cambiamenti rispetto al locale precedente sono stati fatti anche a livello di layout. La volontà dei titolari del Bluesquare è stata quella di non rispecchiare lo stile del The Botanical, cercando invece una propria identità. Focus sul bancone, imponente e capace di catturare l’attenzione già ai tempi del The Botanical, che ha subito ora alcune modifiche sostanziali. «Lo abbiamo piastrellato – spiega sempre Re Fraschni –, mentre l’acciaio è stato spazzolato con la mola e la parte superiore rimossa per avere meno chiusure. I banchi da lavoro invece sono ora posizionati in modo diverso, a seconda degli orari della giornata e delle esigenze».
E non solo, il restyling ha aggiunto nuovi elementi: «Il trattamento acustico è stato dotato di pannelli fono assorbenti, abbiamo inserito uno studio illuminotecnico, la bottigliera e piattaia hanno una nuova forma e c’è poi una console dietro il banco bar. Non è invece cambiato il palco rimovibile per i concerti, mantenuto nella sua forma originaria».
Complessivamente, come i due ci hanno confidato, l’intera operazione di rilettura del concept ha comportato un esborso di circa 150 mila euro. Venendo poi al dunque economico, i tre titolari si attendono di realizzare, nei primi dodici mesi di attività, un fatturato non inferiore al milione di euro.
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