12 Aprile 2011
All’inizio dell’anno le principali associazioni imprenditoriali hanno espresso le loro preoccupazioni circa una prossima crescita dei prezzi al consumo. Federgrossisti (che fa parte di Confcommercio) ha fatto il punto sul prezzo dello zucchero, materia prima di fondamentale importanza per le Aziende di Bevande del nostro settore, evidenziando che tra settembre 2010 e gennaio 2011 il prodotto ha registrato incrementi del prezzo in euro del 26%.
Assolatte e Federalimentare (aderenti a Confindustria) hanno annunciato che a causa dell’incremento dei prezzi delle materie prime, aumenteranno a loro volta i prezzi di cessione al settore distributivo.
Anche i piccoli e medi pastifici italiani, rappresentati da UnionAlimentari-Confapi, hanno espresso la loro preoccupazione: le quotazioni delle materie prime, come la semola di grano duro, sono in continuo rialzo con il rischio di crisi di molti pastifici se non addirittura la loro chiusura. Alla base di questa situazione ci sono le tensioni che si stanno registrando sui prezzi di diverse materie prime. Tensioni che cominciano a ripercuotersi su molti prodotti con richieste di aumenti di listino, da parte dell’Industria nei confronti del Commercio.
Eventi avversi
Nel complesso, una pluralità di eventi avversi sotto il profilo climatico, accaduti nel corso del 2010, hanno contribuito a spingere al rialzo i prezzi delle materie prime alimentari (temperature rigide negli Usa, alluvioni in Australia e Asia, siccità e incendi in Russia). L’incertezza politica nei Paesi del Maghreb alimenta tensioni sui prezzi del petrolio.
L’Ufficio Studi Confcommercio ha diffuso un documento che parla di possibili tensioni inflazionistiche, anche se, per ora, Produzione e Distribuzione stanno svolgendo un ruolo calmieratore.
Sulla base delle stime esistenti è stato fatto un esercizio di simulazione che prevede uno scenario con shock moderato con le seguenti ipotesi: aumento a febbraio del prezzo del petrolio del 5% rispetto alla media delle quotazioni di gennaio e contestuale crescita dei prezzi delle materie prime del 2%, sempre rispetto a gennaio, e successivo mantenimento dei prezzi di tutte le materie prime ai livelli di febbraio, in costanza delle retribuzioni nominali e, quindi, del costo del lavoro. Se queste ipotesi si avverassero si avrebbe una progressiva crescita dei prezzi al consumo che, alla fine dell’aggiustamento, cioè con il completo assorbimento dello shock, risulterebbe pari al 2% circa per pane e cereali e per i lattiero caseari, al 2,1% per il complesso degli alimentari e allo 0,7% per il complesso dei beni di consumo.
Il gasolio
L’altro “grande” aumento a preoccupare è quello del petrolio. Se gli aumenti dei carburanti dovessero continuare con gli stessi ritmi di questi ultimi giorni entro breve tempo la verde supererà quota 1,70 euro al litro. L’allarme arriva dal Presidente dell’Adoc, Carlo Pileri, secondo il quale “il tutto, unito anche all’inflazione, rischia di tradursi in un maggior esborso per le famiglie pari a 1.200 euro l’anno, un vero e proprio shock economico”.
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