attualità
19 Marzo 2025
Un valore record di 1 miliardo e 408 milioni di euro, con un aumento del 28,5% rispetto all’anno precedente. Se nel 2024 il comparto delle acque minerali ha registrato in termini di fatturato la migliore performance in assoluto nell’ambito dell’industria alimentare italiana, le cose sono andate altrettanto bene anche in termini di volumi esportati, dove il progresso è stato del 12,9%.
Dal punto di vista geografico, gli Stati Uniti si confermano il principale mercato di sbocco per le acque minerali italiane, con un valore di export pari a 476,7 milioni di euro e una crescita del 28,5% rispetto all’anno precedente. Seguono la Francia, con 158,7 milioni di euro, la Germania, con 90,4 milioni di euro (+36,5%), e il Regno Unito, con 84 milioni di euro (+165,8%). Complessivamente, il mercato dell’Unione Europea con il Regno Unito incide per 491,7 milioni di euro, a dimostrazione della forte richiesta delle acque minerali italiane anche all’interno del continente.
«Non si trattava di un’impresa semplice, considerando che il comparto veniva già da un eccellente risultato nel 2023, anno in cui avevamo registrato un incremento del 20,9%, affermandosi come leader delle esportazioni alimentari italiane. Questo successo ribadisce il grande riconoscimento che le acque minerali italiane ottengono all’estero per la loro qualità e caratteristiche uniche, che le collocano a pieno titolo nel patrimonio del Made in Italy e dell’Italian way of life», ha commentato Ettore Fortuna, vice presidente e consigliere delegato di Mineracqua. «Tuttavia, non possiamo ignorare le incertezze legate ai dazi minacciati dall’amministrazione Trump, che potrebbero compromettere la crescita del nostro settore negli Stati Uniti, il nostro primo mercato di riferimento. È fondamentale che le istituzioni italiane ed europee lavorino per scongiurare queste misure, che penalizzerebbero ingiustamente un’eccellenza agroalimentare italiana».
A fronte di questo exploit sui mercati internazionali, sono invece in controtendenza le notizie provenienti dal mercato domestico: nella ristorazione italiana, infatti, le acque minerali vengono in alcuni casi sostituite da acque potabili microfiltrate o osmotizzate, senza alcun controllo da parte delle Autorità sanitarie. Una pratica dettata da logiche di risparmio da parte dei ristoratori, che evitano costi di magazzino e refrigerazione, ottenendo al contempo margini più elevati vendendo queste acque a prezzi paragonabili a quelli delle acque minerali in bottiglia.
«L’Italia è un mercato consolidato, tuttavia ancora in crescita con un +1,7% a volume e un + 2,7% a valore nella distribuzione organizzata, ma è preoccupante assistere a una progressiva marginalizzazione del prodotto nella ristorazione italiana, dove si osservano alternative prive di controlli adeguati. Questa scelta, apparentemente conveniente, rischia di compromettere non solo la qualità dell’offerta ai consumatori, ma anche l’immagine complessiva della nostra ristorazione. I consumatori stanno diventando sempre più consapevoli di questa pratica e siamo certi che sceglieranno con maggiore attenzione e responsabilità», conclude Fortuna.
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