bevande
31 Gennaio 2022
Storia travagliata ma con un happy end già scritto, quella di Three Dreamers: bottiglia vocata a farsi valere nel settore Horeca, doveva essere lanciata sul mercato già oltre due anni fa, opzione poi sconsigliata dal sopraggiungere dei lockdown. Ora è giunto finalmente il momento.
Three Dreamers è la storia stessa di Fantini. I tre sognatori in questione sono Valentino Sciotti, Filippo Baccalaro e Camillo De Iuliis, i tre soci (De Iuliis si è spento nel 2012) che oltre 27 anni fa hanno concepito l’inconcepibile, sognato quello che poteva apparire solo come un miraggio: ossia diventare produttori di vini di qualità, basandosi sul Sud Italia «e pur non avendo nessuno dei presupposti che si considerano solitamente indispensabili per un’impresa come questa», a iniziare dai terreni (Fantini nasce aggregando a sé, in una sorta di “federazione”, tanti piccolissimi produttori che rimangono proprietari dei loro filari, selezionati in aree vocate ma non sufficientemente valorizzate, e scegliendo i loro migliori vigneti, quelli più vecchi. Fornendo infine a questi “custodi dei territori” il miglior supporto tecnico ed enologico).
Three Dreamers by Fantini dunque come vino d’eccellenza e come celebrazione di una straordinaria impresa italiana. Già la prima produzione che raggiungerà il mercato –vendemmia 2020 – prevede una bottiglia iconica, dal design completamente nuovo; l’etichetta riproduce una sorta di portale, con la toppa per la chiave; quest’ultima tintinna appesa al collarino, come dire evocativamente: “Usami per aprire la serratura ed entrare in questo sogno, il nostro sogno”. Spiega Sciotti: «Per noi questa è un’altra sfida. Abbiamo raggiunto risultati incredibili in questi anni. Non ci fermiamo. Three Dreamers sarà la massima espressione della nostra enologia».
Aiuterà non poco il gruppo a superare certi ostacoli che interesseranno la vinicoltura italiana: «Il 2021 è stato un anno difficile ma che alla fine è per noi andato molto bene, dobbiamo essere davvero soddisfatti. Ora non nascondo una ragionevole preoccupazione per l’aumento spropositato e generalizzato dei costi dei materiali secchi e dell’energia, e per il calo produttivo che le uve hanno registrato nel 2021, con l’effetto moltiplicatore sui prezzi stessi. La pandemia poi ancora morde e genera limitazioni che non ci consentono di operare come vorremmo per la promozione sui mercati esteri. Eppure credo di poter essere ottimista: ci sono tutti i presupposti perché Fantini continui la propria crescita».
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