caffè
05 Luglio 2021
Sono ormai innumerevoli i comparti su cui il coronavirus ha influito negativamente, e forse occorreranno anni per tornare ai regimi pre-pandemia. Tra i settori in sofferenza anche quello del caffè. Le torrefazioni nostrane fanno registrare una contrazione dei propri fatturati pari all'8,6% e, a causa della drastica riduzione dei consumi fuori casa, le perdite nel canale horeca sono del 40%. A ciò si somma pure il canale del vending-OCS (Office Coffee Service) che perde ben il 50% rispetto al 2019.
«Il 2020 è stato un anno di grandi difficoltà che proseguiranno nel 2021» sostiene senza giri di parole Michele Monzini, presidente del Consorzio promozione caffè. «Prevediamo che nel primo semestre i canali del fuori casa e del vending saranno ancora assai penalizzati mentre il retail difficilmente potrà continuare a crescere come nel 2020. Tuttavia siamo certi che gli italiani riprenderanno a tornare al bar perché è un’abitudine simbolo dell’italianità e del nostro modo di vivere, ma non si raggiungeranno facilmente i livelli di vendite del 2019 come ci dice l’esperienza estiva del 2020. Il settore si riprenderà realmente solo quando cesseranno le restrizioni alla circolazione delle persone e torneranno a regime le attività del fuori casa».
Ai problemi legati alla pandemia si somma anche l'aumento delle materie prime: si parla di un rialzo di più del 40% nell'arco di un solo anno, e ciò si ripercuote, seppur in forma non particolarmente sensibile, sul costo del prodotto finale. Prendere un espresso al bar costa poco più dell'anno passato a seconda della posizione geografica, con qualche solita eccezione così come registrato a Bergamo.
Per scongiurare ulteriori aumenti, si potrebbe pensare di provare a coltivare il caffè in Italia, ma l'ipotesi non è ancora economicamente sostenibile. Il problema maggiore, secondo Lorenzo Bazzana, agronomo responsabile tecnico economico di Coldiretti, è legato alla fattibilità economica. «La pianta di caffè richiede una temperatura che non scenda sotto i 10 gradi e non superi i 40. Si potrebbe ovviare al rischio di sbalzi termici con sistemi protettivi e di riscaldamento, oppure coltivare in serra con tecnologie adeguate. Si potrebbe quindi avere un caffè al 100% italiano ma con costi fuori mercato. Senza dimenticare poi le bizzarrie climatiche, perché tempeste e grandine, purtroppo sempre più diffuse negli ultimi anni, rendono di fatto impraticabile la coltivazione».
Fonte: Agi
Se l'articolo ti è piaciuto rimani in contatto con noi sui nostri canali social seguendoci su:
Oppure rimani sempre aggiornato sul mondo del fuori casa iscrivendoti alla nostra newsletter!
POTREBBERO INTERESSARTI ANCHE
15/12/2025
Cloud Dancer non solo è il Pantone del 2026, ma è anche il colore di Ginarte, etichetta che la distilleria romana Pallini propone per rendere speciali gli aperitivi e le serate delle prossime...
15/12/2025
Aicomlogic dà il via in Italia alla distribuzione in Italia di vorreimenu.it, la piattaforma “all-in-one” che ridefinisce il concetto di menù digitale, superando definitivamente il semplice QR...
15/12/2025
Costadoro S.p.A. comunica la scomparsa di Duccio Abbo, figura chiave nella storia e nello sviluppo dell’azienda torinese. Fondata nel 1890 al numero 10 di via Pietro Micca a Torino dal commendator...
15/12/2025
Dal 16 al 20 gennaio torna alla Fiera di Rimini Sigep Rimini. Con 1.300 brand e il +28% di espositori esteri da 45 Paesi, saranno presenti realtà provenienti da Germania, Spagna, Francia, Cina,...
I NOSTRI PORTALI
Quine srl
Direzione, amministrazione, redazione, pubblicità
Tel. +39 02 864105 | Fax +39 02 72016740 | P.I.: 13002100157
©2025 - Tutti i diritti riservati - Responsabile della protezione dati: dpo@lswr.it
Privacy Policy