pubblici esercizi
05 Giugno 2018
«L’educazione non si impone a forza con obblighi e sanzioni, ma creando i presupposti per una scelta libera del consumatore e dell’esercente, altrimenti si torna ai princìpi autoritari di ben altre epoche!». Così commentava l’Associazione Provinciale Pubblici Esercizi (APPE) di Padova, per voce del Segretario Filippo Segato, quando, circa un anno fa, era stato introdotto il principio secondo cui la mancata accettazione dei pagamenti elettronici con il POS equivaleva alla mancata accettazione delle banconote.
«In pratica – specifica il Segretario APPE – si vaneggiava l’applicazione dell’articolo 693 del Codice Penale, che prevede che “chiunque rifiuta di ricevere, per il loro valore, monete aventi corso legale nello Stato, è punito con la sanzione amministrativa fino a trenta euro”». Un’interpretazione che l’associazione degli esercenti aveva contestato fin da subito. Ora, a mettere una “pietra tombale” sull’argomento interviene il Consiglio di Stato che, in un parere depositato il 1° giugno, afferma come il richiamo all’articolo 693 non sia «condivisibile sul versante strettamente giuridico» in quanto «nessuna sanzione può essere imposta se non in base alla Legge».
Stop, quindi, a eventuali sanzioni a carico degli esercenti, che peraltro finora non sembra si siano registrate. Da parte sua, per favorire l’adozione e l’incremento dei pagamenti elettronici, APPE ha stipulato una convenzione con Credit Agricole, che prevede la messa a disposizione degli esercenti associati di un apparecchio POS gratuito (senza canone, né spese di installazione) e con zero commissioni per transazioni fino a 10 euro.
«È una soluzione – commenta Segato – che ha incontrato il favore dei nostri associati, che possono così offrire un servizio sempre più richiesto dalla clientela, senza dover affrontare impegnativi costi di gestione, anche in considerazione del valore molto basso della transazione media di un bar, che si aggira intorno ai due euro».
Secondo i dati Bankitalia, sono installati nel nostro Paese circa 2,5 milioni di apparecchi per l’accettazione dei pagamenti elettronici, contro, ad esempio, i 2,1 del Regno Unito, l’1,5 milioni di Francia e Spagna e l’1,1 milioni della Germania. «Il problema – afferma Segato – non è il numero di apparecchi POS installati, che in Italia è superiore a tutti gli altri paesi europei, ma le abitudini di consumo, che vedono i clienti preferire ancora l’utilizzo del contante».
«Sicuramente – prosegue il Segretario – stiamo assistendo alla fase epocale di sostituzione del denaro con sistemi di pagamento alternativi, ma pensare di forzare la mano con le sanzioni si può rivelare, alla fine, controproducente: molto meglio pensare a politiche di incentivazione dell’utilizzo dei pagamenti elettronici, ad esempio con iniziative di defiscalizzazione a beneficio degli esercenti o di cashback a favore dei consumatori, un po’ come viene già attuato da circuiti come Satispay e similari, che non a caso stanno registrando crescite molto significative».
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