25 Gennaio 2016

Controlli basati su norme modulate sulle diverse realtà aziendali, programmati e non ripetuti sempre sulle medesime aziende, effettuati con modalità tali da comportare la minore turbativa possibile allo svolgimento delle attività aziendali nonché alle relazioni commerciali o professionali del controllato. Questa la ricetta per una maggiore efficacia ed equità nelle ispezioni proposta da Fipe - Federazione Italiana Pubblici Esercizi nel corso del convegno "Diritti e doveri di controllori e controllati: il caso dei pubblici esercizi", tenutosi oggi nell'ambito di Sigep a Rimini. Nell'occasione la Fipe ha promosso un confronto costruttivo tra i "controllori" e i "controllati". Tra i relatori Umberto Geri, Comandante Carabinieri NAS di Bologna, Achille Zechini, primo dirigente della Questura di Rimini, Colonnello Antonio Giuseppe Garaglio, comandante provinciale della Guardia di Finanza di Rimini, Fausto Fabbri, Direttore UO Igiene degli Alimenti e Nutrizione Area Vasta Romagna e Massimiliano Chieppa, Responsabile Servizio Ispezioni Direzione Territoriale del Lavoro di Rimini. Gianni Indino, presidente provinciale di Confcommercio e Gaetano Callà, presidente provinciale Fipe hanno portato il saluto degli operatori locali. A moderare il convegno il Direttore Generale di Fipe, Marcello Fiore.
“L’obiettivo dell’incontro – spiega Marcello Fiore – è stato quello di promuovere un momento di confronto tra gli operatori e gli organi competenti in materia di controlli, per approfondire e comprendere i diritti e i doveri degli imprenditori relativamente ai principali aspetti legati alla loro attività, quali la sicurezza degli alimenti, gli obblighi amministrativi e quelli inerenti la normativa sul lavoro. Il comparto dei pubblici esercizi, che consiste di oltre 250.000 aziende e che dà lavoro ad oltre 900.000 addetti, è però soggetto – dati del Sole24ore – ad oltre 450mila controlli all’anno, mentre per altri settori o per altre fattispecie incappare in un controllo è cosa del tutto rara. Esistono, al contrario, casi di evasione legalizzata e di concorrenza sleale, perché fuori dalle regole, come le sagre di paese, per fare un esempio, o le feste di partito, che sono esenti da scontrini, ricevute fiscali e controlli sul personale impiegato. Perché non estendere anche a questi casi l'area di tassazione e i relativi controlli? Da ultimo si è aggiunto a questa fattispecie il fenomeno delle sharing economy che nel nostro settore si presenta sotto la forma della ristorazione in case private e che i mass media pubblicizzano senza pensare che dietro ad un home restaurant vi è evasione fiscale e contributiva, violazione delle più elementari norme di sicurezza alimentare, pubblica e del lavoro”.
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