28 Luglio 2015

La Norvegia vuole i vini dei vignaioli FIVI (Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti) e lo mette nero su bianco in un bando di gara. Scorrendo l'ultimo tender indetto dal Monopolio di Stato della Norvegia si scopre infatti che l'appartenenza dell'azienda alla FIVI viene posta come condizione necessaria, in alternativa alla produzione biologica o alla conversione in atto.
La richiesta vale per l'Aglianico IGT Campania dell'annata 2015, per il quale il bando scandinavo prevede “che siano produttori biologici, in conversione oppure soci FIVI”. È la prima volta che una richiesta di questo tipo giunge dal monopolio nazionale di un paese. Spiega Matilde Poggi, presidente della FIVI: “siamo stati anche noi sorpresi, il bando non segue ad una nostra istanza, ma rappresenta un'iniziativa autonoma del monopolio Norvegese. Siamo orgogliosi che sia stato riconosciuto il ruolo della nostra associazione come garante di una viticoltura di qualità”.
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Matilde Poggi[/caption]
Non è solo la FIVI a vedere riconosciuto questo ruolo. Nello stesso bando si menziona la preferenza per i vini cileni prodotti dai vignaioli associati al MOVI (Movimiento de Viñateros Independientes), associazione di vignaioli omologa a quella italiana. La Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti (FIVI) è un'associazione nata nel 2008 con lo scopo di rappresentare la figura del viticoltore di fronte alle istituzioni, promuovendo la qualità e autenticità dei vini italiani.
Per statuto, possono aderire alla FIVI solo i produttori che soddisfano alcuni precisi criteri: "Il Vignaiolo FIVI coltiva le sue vigne, imbottiglia il proprio vino, curando personalmente il proprio prodotto. Vende tutto o parte del suo raccolto in bottiglia, sotto la sua responsabilità, con il suo nome e la sua etichetta".
Attualmente sono circa 900 i produttori associati, da tutte le regioni italiane, per un totale di circa 9.000 ettari di vigneto, per una media di circa 10 ettari vitati per azienda agricola. 65 sono i milioni di bottiglie commercializzate e il fatturato totale supera 0,6 miliardi di euro, per un valore in termini di export di 240 milioni di euro. I 9.000 ettari di vigneto sono condotti per il 49 % in regime biologico/biodinamico, per il 10 % secondo i principi della lotta integrata e per il 41 % secondo la viticoltura convenzionale.
Guido Montaldo. Giornalista, storico, esperto in comunicazione del vino. redazione@ilbuonodellavita.com
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