bevande
16 Aprile 2019Tradizionalmente la produzione del Gruppo vitivinicolo che fa capo a Genagricola è sempre stata “sbilanciata” a favore delle bollicine o per i vini bianchi prodotti nel Friuli con i marchi Borgo Magredo, Poggiobello e - al vertice qualitativo della produzione – Torre Rosazza.
Da qualche anno a questa parte, l’azienda ha decisamente investito nella produzione di vini rossi di alto livello. In quest’ottica si è proceduto con l’acquisizione di Costa Arènte, in Valpantena, e con un deciso rilancio della produzione piemontese di Bricco dei Guazzi.
Proprio sul versante piemontese, baluardo di questo rinnovamento è stata l’Albarossa: un raro vitigno autoctono ottenuto nella prima metà del ‘900 dall’ampelografo Dalmasso incrociando piante di Barbera e Nebbiolo di Dronero. Il vino che si ricava dai pendii calcarei di Bricco dei Guazzi è di una straordinaria intensità ed eleganza. Per questo motivo l’azienda, oltre ad aver esteso il proprio vigneto di Albarossa, aggiungendo ai 6 ettari in produzione altri 2 ettari destinati a questo vitigno e divenendo così il principale produttore di questo nettare, con una capacità produttiva a partire dal 2023 – anno in cui con l’annata 2021 la produzione di Albarossa dovrebbe raggiungere le 50.000 bottiglie - ha deciso di puntare senza mezzi termini su questo vino per valorizzare la propria produzione e tutto il territorio Monferrino.
Oltre agli investimenti “quantitativi”, legati all’estensione coltivata, si sono previsti anche importanti investimenti tecnologici per la vinificazione, quali la riorganizzazione della cantina, l’introduzione dei tavoli di cernita e l’ampliamento della bottaia. A completamento di questo processo di rinnovamento, la volontà di introdurre in assortimento un nuovo prodotto: una Barbera Superiore che renda omaggio al territorio. La prima vendemmia sarà la 2019 e l’uscita prevista del prodotto è per il 2021.
“Per Bricco dei Guazzi abbiamo grandi ambizioni – sostiene Alessandro Marchionne, AD Genagricola – e lo dimostra il nostro sguardo teso verso il futuro. Stiamo ragionando di piani a 6-7 anni: la tempistica corretta per una produzione di vini di alta qualità che parta dalla messa a dimora del vigneto e si concluda in un calice capaci di stregare il cuore. Abbiamo iniziato questo percorso, ottenendo in poco tempo ottimi risultati dal punto di vista qualitativo. Adesso vogliamo fare un balzo in avanti e ritagliarci uno spazio di prestigio anche in un territorio in cui le produzioni d’eccellenza non mancano, come il Piemonte”.
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