caffè
13 Febbraio 2019
Tradizione, racconto e riconoscibilità della qualità, questo desidera il mondo dall’espresso italiano. Lo spiega Matteo Borea, responsabile commerciale export de La Genovese, azienda socia dell’Istituto Nazionale Espresso Italiano (Inei).
Come si arriva nel mondo?
Chi si avvicina alla nostra azienda ha già una sua identità, ricerca garanzie di qualità e tradizione. Le ritrova nella certificazione Inei e nel contesto famigliare dell’azienda. Si incontrano distributori nelle fiere, attraverso il web veicolati anche da Inei. Bisogna poi seguire la propria filosofia e mantenerla, dare al cliente novità, garantire continuità e mantenere la relazione creando un rapporto umano, offrire servizi e presentarsi a eventi e fiere quando invitati. Non rinunciamo mai a far visitare la torrefazione e fare conoscere noi, il nostro lavoro e il mondo immenso che vi è dietro ogni tazzina.
Con quali prodotti si va all’estero?
L’espresso italiano è per eccellenza il prodotto su cui puntare nel mondo, basta quello. Bisogna esportare la sua cultura e fornire indicazioni su come estrarlo, per questo la formazione svolta dall’Istituto Internazionale Assaggiatori Caffè (Iiac) è importantissima. I numerosi baristi evoluti nel mondo determinano il livello su cui giocano i distributori. Anche i clienti finali diventano più curiosi e contenti di assaggiare l’espresso originale.
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Matteo Borea[/caption]
Cosa è richiesto?
I distributori hanno bisogno di riferimenti per orientarsi e trovare argomentazioni, si documentano e chiedono più risultati in tazza. Noi spieghiamo loro che l’esperienza sensoriale in tazza va coltivata e risvegliata. Su questi mercati i produttori possono sperimentare e dare nuove sensazioni, creare tazze diverse e valorizzare la materia prima. Il mito della ricetta segreta è caduto da tempo, bisogna raccontare le origini e la miscela, chi non lo capisce arriva tardi.
Quali sono i mercati più interessanti oggi?
I mercati asiatici hanno grande credibilità poiché hanno professionalità e numeri elevati. Il Giappone ha una mentalità rispettosa e vuole conoscere il prodotto a fondo. Anche il nord Europa ha ottime potenzialità. Gli Emirati Arabi hanno ottime prospettive economiche, ma devono ancora arrivare realtà come l’Inei e lo Iiac per trasmettere la nostra cultura.
Qual è l’importanza di Inei per l’espresso italiano nel mondo?
Inei è fondamentale, perché da soli non avremmo le risorse necessarie per agire a livello mondiale, bisogna unirsi e condividere esperienze e cogliere opportunità importanti, andare insieme all’estero e nelle fiere internazionali: con altre torrefazioni socie siamo sbarcati a Londra in un unico locale per offrire al cliente finale diversi stili di espresso italiano tra cui scegliere. Futuristico? Potrebbe essere all’ordine del giorno anche in Italia: torrefattori unitevi!
L’Istituto Nazionale Espresso Italiano (www.espressoitaliano.org), di cui fanno parte torrefattori, costruttori di macchine e macinadosatori e altri sodalizi che volgono la loro attenzione all’espresso di qualità, oggi conta 39 associati con un fatturato aggregato di circa 700 milioni di euro.
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