26 Giugno 2014

di Alessandro Vergallo
Qualche anno fa lo svago lo si cercava nei luoghi codificati, nelle discoteche, nelle balere. Oggi, invece, lo si cerca ovunque. È cambiato il modo di divertirsi. È cambiata anche l’organizzazione del lavoro dell’industria del divertimento. E cavalcando l’onda dell’evoluzione in atto, Andrea Gnassi, Sindaco di Rimini, partecipa volentieri alla tavola rotonda del XXX° Congresso del SILB (Associazione Italiana Imprese di Intrattenimento da Ballo e di Spettacolo). Questa è l’occasione ideale per suggerire le proprie idee, valutare, discutere le potenzialità e le risorse che le location possono offrire. Da anni si considerano le strategie idonee per incrementare e favorire lo sviluppo del turismo e dell’intrattenimento, in modo particolare come nei settori trainanti dell’economia della riviera romagnola e di altre località italiane. Un percorso lungo che, secondo il Sindaco di Rimini, bisogna affrontare “lasciandosi alle spalle l’etichetta negativa del divertimento spicciolo e della notte scura e fallata”. Una prospettiva già diffusa negli anni ‘80 e ’90, questa, cioè da quando la maggior parte della gente considera la discoteca un luogo del male e da quando i fatti di cronaca legati allo “sballo” riempiono le pagine dei quotidiani.
Dal ‘95 al 2005 si associano , avvicendandosi, stili musicali come grunge, punk, techno e pop a vari tipi di abbigliamento. Il momento è così difficile da gestire: il caos lo si nota soprattutto nella riviera romagnola, divertimentificio costante e culla di tante tendenze. Qui spesso non mancano strutture e distrazioni: tuttavia, scarseggiano i contenuti. Le attività legate all’intrattenimento fanno fatica a gestire la situazione. Nove anni fa la musica ha iniziato a cambiare, ossia da quando, alla Provincia di Rimini, Andrea Gnassi è stato nominato Assessore al Turismo. Gnassi ha da subito sostenuto l’internazionalizzazione di Rimini con nuovi collegamenti aerei e voli low-cost e successivamente, per uscire dall’impasse, ha cercato di interpretare l’evoluzione degli stili di vita e il nuovo modo di divertirsi. Ha studiato minuziosamente le potenzialità della sua terra e il primo luglio del 2007 ha lanciato “La Notte Rosa”, evento che comincia all’alba sulle spiagge del benessere, dello yoga e del pilates, e che raggiunge il clou alla sera nei locali sul litorale e nei paesini dell’entroterra. Un evento che si è rivelato immediatamente un successo perché ha rivelato al turista il clima e la vera essenza del territorio nelle varie situazioni e nei vari momenti della giornata. Al turista, in fondo, piace divertirsi nei luoghi all’aperto e ciò ha motivato il Comune di Rimini a investire ancora nel turismo giovanile e nel divertimento notturno. Il molo risulta essere ancora il luogo più autentico della città, riesce a trasmettere un’atmosfera particolare. Così è nata anche la “Molo Street Parade”, kermesse che alla prima edizione ha richiamato 200mila curiosi lungo il porto dove è ormeggiata la più imponente flotta di pescherecci dell’Adriatico.
Con le plance delle imbarcazioni che si trasformano in stage con consolle, i ritmi del mondo si miscelano e susseguono con quelli mediterranei grazie a imprevedibili dj set. L’atmosfera risulta magica, mentre i pescatori, rimarcando il luogo in cui si trovano, servono ai turisti il sardoncino, il pesce tipico locale. Le tradizioni si mixano alla tecnologia e il piatto locale si fonde alla musica più globale. Al giovane Sindaco di Rimini non sfugge nulla. Le regole e il loro rispetto sono alla base del suo mandato. Nel 2011, per garantire l’ordine sul territorio, Gnassi ha affrontato il problema dell’alcol e dello sballo. Appoggiato dalle Istituzioni, dalla Confcommercio, dalla FIPE e dal SILB, ha adottato un provvedimento che vieta ai bar e ad altri esercizi autorizzati la somministrazione di bevande alcoliche all’aperto a partire dalle 22. La “Molo Street Parade” è un format che grava pesantemente sulle casse comunali: costa più di un milione di euro. Un investimento esagerato che costringe la municipalità a rinunciare a programmi nazional popolari e a dirottare le sue risorse e le sue energie su una nuova operazione di marketing che vede coinvolti esclusivamente i luoghi simbolo della città: dai musei ai cantieri, dalla fiera al teatro ottocentesco, dal castello malatestiano sino alle 400 spiagge. Senza contare che le discoteche ovviamente continuano a essere il fiore all’occhiello dell’economia della stessa riviera romagnola. Oltre alla crisi, è la cattiva gestione dei fondi a far scivolare l’Italia al 15° posto del Country Brand Index. Per il forestiero, il nostro Paese non è più appetibile come una volta. È cambiata la qualità della vita, i servizi non sono sempre all’altezza della situazione e le possibilità di investimento non sono vantaggiose come qualche anno fa.
All’Italia, comunque, rimane il primo posto per la cultura, per lo stile di vita, per i riferimenti enogastronomici, per il turismo e infine il divertimento. Sono tutte potenzialità queste che, volendo, potrebbero aiutarci a conquistare i vertici del Country Brand Index. Ma solo se “si adottasse una solida politica territoriale di identità del turismo e se gli enti locali facessero scelte strategiche consone al territorio”, precisa Gnassi. Il turista moderno è un cittadino temporaneo del luogo in cui decide di trascorrere le proprie vacanze: vuole conoscere ogni aspetto inerente al territorio in cui si trova. Dalla gastronomia alla storia, dall’arte al divertimento, tutto è basilare. C’è l’intento di scoprire la quotidianità degli autoctoni, le radici. Il soggiorno però deve essere confortevole: garantito dall’efficienza dei servizi, della logistica e della mobilità. Attualmente, la crisi colpisce pesantemente anche gli enti locali che, molto spesso, devono fare i conti con forti tagli. Il pioniere romagnolo prende sempre atto della situazione, incassa il colpo ma non si arrende. Anzi, continua: fiducioso, crede nel cambiamento e nello sviluppo del turismo e del divertimento locale. Per la stagione 2014 – 2020, l’Unione Europea destinerà 107 miliardi per lo sviluppo locale. Un finanziamento questo che andrebbe distribuito in maniera oculata ai settori interessati, sempre considerando le esigenze e le potenzialità dei pluri citati enti locali e degli inerenti programmi. Secondo Gnassi, “agli enti locali inoltre, per svolgere il loro operato in modo corretto, dovrebbe essere concessa maggiore autonomia”. Nulla deve essere lasciato al caso, se non si vuole restare impantanati nella cattiva abitudine del’improvvisazione. “Bisogna cominciare a considerare il turismo un’industria strategica capace di rigenerare lo sviluppo economico del Paese”, chiosa Gnassi. In fondo lo ha fatto recentemente anche la Germania.
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