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23 Giugno 2025

The World’s 50 Best Restaurants: vince il peruviano Maido. Il 'nostro' backstage

di Giovanni Angelucci


The World’s 50 Best Restaurants: vince il peruviano Maido. Il 'nostro' backstage


Fuori i riflettori, dentro le dinamiche: la classifica più ambita del mondo gastronomico è anche una rappresentazione perfetta dell’industria della vanità. Che fa girare l’economia, ma non sempre la verità


Il mondo della gastronomia anche quest’anno ha incoronato, a Torino, il miglior ristorante del mondo: Maido di Lima, Perù. La celebrazione e premiazione della World’s 50 Best Restaurants 2025 come ogni anno incuriosisce per la risonanza planetaria ormai conquistata, fa da passerella per i tanti che riescono a partecipare alla tanto ambita cerimonia e stimola numerosi ragionamenti sul senso e la bontà di tutto il meccanismo.
Ma andiamo per gradi, intanto vediamo com’è andata e come gli italiani si sono posizionati.

GLI ITALIANI IN CLASSIFICA

Come detto il vincitore è l’esuberante Mitsuharu “Micha” Tsumura del ristorante sudamericano che prende il posto del vincitore del 2024, il Disfrutar a Barcellona, seguito dall’Asador Etxebarri (No.2) in Spagna ad Atxondo, e dal Quintonil (No.3) a Città del Messico. Quest’anno dieci ristoranti fanno il loro debutto nella classifica 1-50, inclusi il Potong (No.13) e il Nusara (No.35) a Bangkok, l’Atelier Moessmer Norbert Niederkofler (No.20) a Brunico, in Italia, il Mérito (No.26) a Lima, il Lasai (No.28) a Rio de Janeiro, Enigma (No.34) a Barcellona, il Kadeau (No.41) a Copenhagen, il Vyn (No.47) a Skillinge, in Svezia, Celele (No.48) a Cartagena e il Restaurant Jan (No.50) a Monaco (QUI la classifica completa dell'edizione 2025).

Quanto agli italiani, 6 sono i ristoranti nei primi 50: le Calandre al 31° guadagnando 30 posizioni rispetto all’anno scorso, Norbert Niederkofler con il suo Atelier Moessmer è salito dal 52° posto al 20° scalando ben 32 posizioni, il Reale di Niko Romito migliora di una posizione dalla 19 alla 18, Piazza Duomo di Enrico Crippa dalla 39 alla 32 e anche Uliassi si aggiudica un +7 posizioni dalla 50 alla 43; a scendere è Lido 84 dei Camanini a Gardone Riviera che dal 12° posto va al 16°, restando comunque il migliore degli Italiani in classifica. 

COSA C'E' DIETRO IL RANKING

Insomma, poteva andare meglio e la strada è lunga, o forse no. Chi lo sa, qualcuno lo sa? La industry intera lo sa, il resto del mondo è invece ignaro di tutto ciò che c’è dietro i numeri di questa classifica.
È ormai chiaro che non esiste più un piatto o un cocktail che non abbia alla base uno sfrenato storytelling a supporto, a volte insopportabile e/o inutile. Anche la famosa “ricetta della nonna”, da cui tutto ci raccontano sia generato, non è più al passo coi tempi. Oggi bisogna ricorrere all’albero genealogico dello chef per di arrivare a poter raccontare qualcosa in più di quell’uomo e dei suoi antenati (scoprendo si spera fossero rivoluzionari cubani o vikinghi), che fino a qualche decennio fa si limitava a fare ciò che meglio sapeva fare: cucinare e dilatare i propri sensi attraverso il piacere dei suoi clienti.

L’obbligatoria necessità di stupire ha portato oggi ad avere in menu piatti sempre più tecnici che però quasi non conservano più anima, se non per chi deve comunicare e vendere i voli pindarici dei propri clienti: agenzie di ufficio stampa e PR.
Gli chef sono ormai nelle mani dei loro “agenti” (non è pe rforza un male o un danno, intendiamoci) senza i quali lo show non prenderebbe forma. E quindi per capire come e perchè alcuni ristoranti siano più forti di altri nella fantomatica classifica della 50 Best (vedi Bangkok vs Italia per fare un esempio evidente), la risposta è da rintracciare nella matematica: numeri di voti che i ristoranti ottengono dai votanti e i danari spesi per invitare chi vota nei propri ristoranti (più la potenza dell’agenzia che segue lo chef, e anche in questo caso l’esempio dell’Italia parla da solo).
Siamo dunque forse arrivati al punto in cui creare una classifica dedicata (anche) alle agenzie che lavorano dietro chef e ristoranti?
Un gioco d’azzardo in cui investire tanto le cui regole sembrano chiare ma che non giova di stabilità perché danari e persone non hanno mai rappresentato un connubio stabile.

Le carte in tavola possono cambiare da un anno all’altro. Un gioco d’azzardo e perverso, benzina per una dimensione che ormai ha più le parvenze di una fiera della vanità che di un momento dedicato alla sacralità della cucina.
Oggi gli chef e i loro team, così come i bartender presenti nella stessa classifica dei migliori cinquanta al mondo, guardano ad una sola direzione, avere il proprio spazio nella World’s 50 Best, tanto che anche la Guida Michelin desta quasi meno interesse rispetto ad una classifica fatta di connessioni e non di meriti.
Tutto ciò dà risalto alla cucina, allo show per il pubblico, alla volontà da parte di tanti giovani di dedicarsi a questo settore, si genera un indotto lavorativo per molti, chi scrive per esempio non lavorerebbe in tv se non esistesse anche la spettacolarizzazione di una cena.

Ma siamo sicuri che sia la maniera più giusta e rispettosa per comunicare il mondo enogastronomico? Ai posteri l’elementare sentenza.

TAG: THE WORLD'S 50 BEST RESTAURANTS,MAIDO

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