12 Dicembre 2013
Il Rapporto Annuale del Centro Studi Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore, presentato lo scorso 11 dicembre a Roma, stila un bilancio più che positivo circa l’attività del Distretto, rilevando una crescita delle esportazioni, come pure un incremento dell’occupazione giovanile, delle iniziative di marketing e dell’attenzione per l’ambiente. Tutti fattori che dimostrano come il Consorzio rappresenti sempre più un traino e un’occasione di business per il suo territorio sia a livello locale sia sul fronte internazionale. «Quello del Conegliano Valdobbiadene è ormai una vera e propria case history - spiega Innocente Nardi, presidente del Consorzio -. In questo piccolo territorio collinare si è realizzata una perfetta combinazione tra la vocazione naturale e la cultura dello spumante, che nasce nel 1876 con la fondazione della prima Scuola Enologica d’Italia a Conegliano. Grazie alla determinazione dei nostri produttori si è originato il successo di un vino che è oggi divenuto ambasciatore dell’Italia nel mondo, ma che è anche un simbolo. Il suo valore non si limita a criteri esclusivamente economici, ma tocca aspetti sociali e storici con importanti ricadute economiche e occupazionali».
In questo senso è da sottolineare che circa il 30% delle oltre 5.000 persone che lavorano per il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore ha meno di 40 anni e spesso occupa posizioni di alto profilo. Il tutto partendo da una realtà fatta di cantine piccole, medie e grandi; molte di queste sono di dimensioni limitate (l’85% delle imprese non arriva a 10 addetti). Tra esse si è creata una positiva competizione sinergica che ha portato questo piccolo territorio, al cui interno si trovano appena 15 Comuni e circa 6mila ettari di superficie vitata, a confrontarsi in termini di fama e qualità con i più importanti colossi del mondo vitivinicolo.
«Grazie ad una struttura produttiva realmente organizzata su base distrettuale - puntualizza il professor Vasco Boatto, direttore del Cirve e curatore del Rapporto -, con un mix di aziende di dimensioni diverse, che creano un sistema collaborativo competitivo, il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore ha dato origine a un modello vincente. In questi anni ha, infatti, dimostrato una forte capacità di penetrazione nel mercato, sia in Italia che all’estero, con una costante crescita in valore e volumi, in particolare nei Paesi emergenti».
«Siamo presenti in oltre 80 Paesi - sottolinea Giancarlo Vettorello, direttore del Consorzio - con una crescita importante; l’export copre il 45% della nostra produzione con oltre 28 milioni di bottiglie. Ma, a mio giudizio, è essenziale rilevare l’exploit in termini di valore con un record di quasi 132 milioni di euro che fa segnare un incremento del 14,8% rispetto all’anno precedente. In sintesi, diciamo che era per noi importante la sfida del posizionamento delle nostre etichette e l’obiettivo di dare un giusto valore al nostro prodotto».
Ed uno dei modi più efficaci per fare comprendere la differenza qualitativa è certamente la visita al territorio di produzione, le colline di Conegliano Valdobbiadene, un paesaggio culturale straordinario inserito nella Tentative List dei patrimoni Unesco. Non a caso, è in constante crescita il fenomeno dell’enoturismo: Conegliano Valdobbiadene, così come in precedenza altri celebri territori, è infatti diventato un punto di riferimento essenziale per i winelovers di tutto il mondo. Come confermano i dati del Rapporto, il numero complessivo dei visitatori delle cantine del Conegliano Valdobbiadene è cresciuto del 25,6% arrivando a quasi 300.000 presenze. Più del 33% delle aziende ha avuto tra le 1.000 e le 10.000 visite, con una presenza di stranieri che conferma appunto l’appeal del quale il Prosecco Superiore gode anche oltreconfine.
Infine, nell’ambito dell’attività del Consorzio, va ricordata anche la strategia green. Una strategia che nasce da una precisa convinzione: l’adesione a sistemi di eco-certificazione e l’utilizzo di tecniche rispettose dell’ambiente e in grado di riciclare i materiali naturali prodotti in vigneto o in cantina e nella filiera di commercializzazione, hanno una ricaduta positiva sulla sostenibilità dell’ecosistema agrario, della filiera enologica e del paesaggio. Quasi il 90% dei produttori guarda, infatti, a quest’ultimo come un valore aggiunto estremamente significativo ai fini di una commercializzazione più efficace. «Un valore aggiunto percepito dai consumatori - conclude Giancarlo Gramatica, client service director IRI -. Secondo i dati in nostro possesso, risulta infatti che ben il 71% degli acquirenti di prosecco negli ultimi 6 mesi riconosce al prodotto una specifica area di provenienza ed uno su due riconosce Conegliano Valdobbiadene come l’eccellenza».
Un’eccellenza che ha tutte le carte in regola per poter sedurre i consumatori anche nelle prossime festività. «Il Natale - continua Gramatica - sarà un’occasione ideale per il consumo di questo vino, sebbene le vendite lo confermino come lo spumante più destagionalizzato nei consumi. Le festività, infatti, pesano per la categoria Prosecco solo per il 23% delle vendite (il 24% per la docg Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore, il 21% per la doc Prosecco), contro una percentuale del 60% delle altre bollicine».
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