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09 Settembre 2015
Lentamente l’Italia si è rimessa in cammino. Anche se dal 2007 ad oggi i sacrifici economici sono costati alle famiglie 122 miliardi di euro (47 miliardi di minori risparmi e ben 75 miliardi di minori consumi). A dirlo è il Rapporto Coop 2015 redatto dall’Ufficio Studi di Ancc-Coop con la collaborazione di Ref. Ricerche, Nielsen e i contributi originali di GFK, Demos, Doxa e Ufficio Studi Mediobanca.
Ma non è tanto la minima ripresa del Pil a far ben sperare, quanto il nuovo sentiment degli italiani. Pare infatti che nonostante i più felici continuino ad essere i cittadini del Nord Europa, gli italiani, al pari di tedeschi e francesi e prima degli spagnoli, mostrino buoni livelli di soddisfazione per la propria qualità della vita e il 52% delle persone (era il 41% appena un anno fa) considera invariata o addirittura migliorata la propria situazione.
Però – ci racconta il Rapporto - la crisi ha inferto un colpo durissimo al nostro tessuto sociale, rendendo sempre più nette le differenze tra Nord e Sud, tra ricchi e poveri, tra giovani e vecchi. Un Paese schizzofrenico, dunque, in cui gli under 35 spendono 100 euro al mese meno degli over 65, un paese dove 1/3 della popolazione è a rischio povertà o esclusione sociale e metà delle famiglie italiane (al Sud, principalmente) vive con meno di 2000 euro al mese, ma anche un paese in cui il 38% del reddito complessivo è appannaggio del 20% delle famiglie.
Ad essersi fermato, anzi capovolto è quel formidabile meccanismo di ascensore sociale che ha fatto la fortuna delle precedenti generazioni. Più che a salire, le energie sono rivolte a evitare un’ulteriore caduta e di converso stiamo assistendo alla rinascita della classe operaia se è vero che oltre la metà degli italiani (il 52%, era il 40% nel 2008) si colloca nei ceti popolari, il 42% si definisce ancora classe media (era il 53% nel 2008) e oggi solo il 4% sente di appartenere alla classe dirigente.
In questo scenario, ovviamente, è cambiato anche l’identiki degli italiani: famiglie sempre più piccole, meno matrimoni e più convivenza, meno figli. Non basta, pare anche che i nostri connazionali siano pure i più palestrati e i più connessi d’Europa (12.000 palestre il record in Italia e più di 6 ore al giorno su Internet tra pc e smartphone).
I consumi
Con gli euro che gli italiani si sono ritrovati nelle tasche ci si è rivolti a consumi evergreen: la casa, gli elettrodomestici, l’auto nuova. Se poi si osservano le abitudini di spesa del consumatore post - crisi si scopre il ritorno dell’acquisto a rate che un tempo si riservava alle “grandi spese” e che ora interessa anche comparti nuovi come le cure mediche o l’assicurazione dell’auto.
Le nuove tecnologie
Ad affascinare gli italiani sono poi le nuove frontiere della tecnologia digitale, il web 3.0: il robot domestico è già realtà per il 17% dei nostri connazionali (primi in Europa), il 34% dichiara di essere pronto a viaggiare in tutta tranquillità su un auto a guida autonoma e a riprova della moda digitale nei primi sei mesi dell’anno in Italia sono stati venduti 72.000 dispositivi “wearable”, una cifra tutto sommato più che dignitosa.
I nuovi cibi
Sul fronte dell’alimentazione, le quantità non sono cambiate rispetto agli anni ’70 (2,8 chilogrammi al giorno), ma si è profondamente modificata la dieta alimentare. Impazza il bio, infatti, (il mercato ha raggiunto i 2,5 miliardi di euro, il 2,5% dell’intero comparto alimentare sei volte di più in confronto agli anni 2000), in aumento anche il free from e il segmento degli integratori. E crescono pure il numero dei vegetariani (il 10% degli italiani) e dei vegani (2%), ma ci sono anche i fruttariani, i crudisti, i reducetariani. Il must è star bene: gli italiani, infatti, sono tra i più magri d’Europa e tra i più longevi, si concedono meno alcol, meno fumo “legale” (ma cresce la cannabis).
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