vino
10 Settembre 2025
Splende il sereno sulla vendemmia 2025, con un raccolto che dovrebbe raggiungere i 47,4 milioni di ettolitri e uve in salute che promettono un’annata molto buona o ottima in quasi tutte le aree e con punte di eccellenza. È quanto rilevato dall’indagine vendemmiale 2025, realizzata attraverso un processo di armonizzazione delle metodologie adottate da Assoenologi, Unione italiana vini (Uiv) e Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (ISMEA) al quale si aggiunge il contributo dell’Ufficio competente del Masaf e delle regioni.
Stando alle stime elaborate, la produzione dovrebbe registrare un incremento dell’8% rispetto alla scorsa campagna (qui l'andamento della vendemmia 2024), riportando i volumi in linea con la media degli ultimi anni dopo due annate particolarmente scarse (+2% sulla media 2024-2025). Un raccolto che conferma quindi il primato produttivo dell’ltalia, seguita nella classifica globale dai competitor europei Francia (37,4 milioni di ettolitri) e Spagna (36,8 milioni di ettolitri).
BUONA LA QUALITA', MA OCCHIO ALL'EXPORT
Pur restando esposte alle condizioni meteo delle prossime settimane, dal punto di vista sanitario le uve si presentano in buone condizioni. In particolare, la maturità fenolica raggiunta in gran parte delle aree, unita al potenziale aromatico favorito dalle escursioni termiche di fine agosto, lascia intravedere vini freschi e longevi al Nord, profili netti ed equilibrati al Centro e rossi di struttura e carattere al Sud.
«Fino a una ventina di giorni fa la situazione appariva nel complesso equilibrata, con il centro-nord che registrava una progressione regolare della maturazione delle uve, favorita da un clima bilanciato tra sole e piovosità - ha detto a questo proposito il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella -. Successivamente, però, le piogge eccessive hanno determinato criticità in diverse aree, mentre il sud del Paese, comprese le isole, ha dovuto fare i conti con la siccità e con una preoccupante carenza di precipitazioni. Da questa anteprima della vendemmia emerge tuttavia un dato incoraggiante: la qualità delle uve si preannuncia molto buona, in alcune zone addirittura eccellente».
Se le previsioni inducono all'ottimismo per quanto riguarda la qualità, non altrettanto si può dire per le quantità. «Alle attuali condizioni di mercato, sarà difficile garantire la giusta remunerazione alla filiera con una vendemmia da 47,4 milioni di ettolitri a cui si aggiungeranno verosimilmente circa 37 milioni di ettolitri di vino in cantina - ha sottolineato il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi -. Ci troviamo a fare i conti con difficoltà che non riguardano solo l’Italia, ma tutti i Paesi produttori».
Su tutto poi pesa la questione dazi. «Nonostante un calo del 4% nei volumi di export nei primi cinque mesi del 2025 il valore si mantiene stabile a 3,2 miliardi sullo stesso periodo dello scorso anno. Il mercato americano si conferma strategico e anche se nel periodo gennaio-maggio di quest’anno appare una crescita del 5,79% non bisogna pensare che questo trend possa durare, figlio di logiche di stoccaggio che sta vedendo un sell out sul mercato che non dà per nulla conforto», ha concluso il presidente di Agenzia ICЕ, Matteo Zoppas.
Sul fronte dei prezzi, infine, la campagna 2024/2025 si è chiusa con un lieve incremento, con l’Indice Ismea dei prezzi alla produzione che registra un +1% complessivo, evidenziando però dinamiche diverse tra i segmenti: i vini da tavola crescono del 4% grazie ai bianchi, mentre i rossi calano; le Doc-Docg segnano un -2% per effetto dei rossi, con un lieve aumento dei bianchi; mentre le Igt mostrano un +1% equamente distribuito. Facendo un’analisi congiunturale, nei mesi estivi si è osservata una flessione dei listini in attesa della nuova campagna e dell’evoluzione del quadro produttivo internazionale, che incide maggiormente sui vini da tavola, mentre le Doc-Docg seguono dinamiche più autonome. Le giacenze al 31 luglio 2025 risultano stabili rispetto all’anno precedente (dati Cantina Italia). Sul fronte della domanda interna, la GDO mostra una crescita degli acquisti di bollicine, sia in volume che in valore, a fronte di un rallentamento dei vini fermi (dati Ismea/Nielsen IQ).
Per quanto riguarda la domanda estera, dopo un 2024 positivo, i primi cinque mesi del 2025 confermano i valori raggiunti con una lieve riduzione dei volumi (-4%) dovuta al calo delle spedizioni di vini comuni, mentre le Dop registrano un incremento.
LA VENDEMMIA REGIONE PER REGIONE
L’incremento produttivo atteso per questa vendemmia si distribuisce in modo tutt’altro che omogeneo lungo la Penisola. A spingere la crescita è sicuramente il Sud, dove il raccolto registra un balzo a due cifre (+19%) - trainata dalla performance della Puglia (+17%) – grazie alla disponibilità idrica accumulata in primavera che ha consentito ai vigneti delle regioni meridionali di reagire bene alle ondate di caldo di giugno e agosto. Aumenta la produzione, anche se con quantità più contenute, anche il Settentrione, che vede nel Nord Ovest (+8%) la Lombardia in netta ripresa, con un +15% sullo scorso anno ma ancora a -8% rispetto alla produzione media 2020-2024. Risulta complessivamente in aumento anche la produzione dei vigneti del Nord Est (+3%), dove un’estate altalenante è stata preceduta da una primavera abbondantemente piovosa, che ha richiesto una gestione attenta delle fitopatie. In ordine, il Friuli-Venezia Giulia mette a segno l’incremento maggiore (+10%), seguito dal Trentino-Alto Adige (+9%) e Veneto (+2%), con una crescita molto limitata a fronte di un’annata 2024 in linea con la media del quinquennio. Stabile l’Emilia-Romagna, divisa tra gli incrementi della Romagna e i cali, soprattutto nel peso delle uve, in Emilia. Negativo, infine, il segno del Centro (-3%), dove le performance di Umbria (+10%), Marche (+18%) e Lazio (+5%) non riescono a compensare la perdita della Toscana (-13%), fisiologica dopo un 2024 veramente abbondante.
Sul fronte della classifica regionale, con quasi 12 milioni di ettolitri e una quota di un quarto del raccolto made in Italy, il Veneto si conferma la principale regione produttiva italiana, seguita da Puglia e Emilia-Romagna, rispettivamente al 19% e 15%, per un totale complessivo del podio pari al 59% della produzione nazionale. Seguono nella top5 Sicilia e Abruzzo, che fanno scivolare Piemonte e Toscana al sesto e settimo posto della lista.
In Europa, dopo due annate dominate dalle preoccupazioni metereologiche, a recuperare solo parzialmente le perdite dello scorso anno è la Francia, che si ristabilisce al secondo posto dopo l’Italia nella classifica dei produttori con una produzione da 37,4 milioni di ettolitri. Scende quindi di un gradino del podio la Spagna, che dovrebbe raccogliere 36,8 milioni di ettolitri. Seguono, a distanza, Germania e Portogallo, con rispettivamente 8,4 e 6,2 milioni di ettolitri.
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