pubblici esercizi
27 Aprile 2021
Nel giorno delle riaperture di bar, ristoranti (aperture parziali per via delle restrizioni ancora vigenti sulle aree al chiuso) la notizia deflagra. E infastidisce. Perché il fatto che da un’ispezione in 918 supermercati, siano ben 173 (il 18%) quelli che presentano irregolarità non fa altro che ribadire un concetto: il virus continua a circolare. E questo in barba a quei settori che, costretti a restare chiusi da 16 mesi a questa parte, stanno scontando il costo più elevato della pandemia.
Le indagini nei punti vendita della grande distribuzione hanno messo in evidenza tracce di virus su carrelli, cestini, bilance e POS, a causa di carenze e inadempienze sul fronte dell’igienizzazione: ben 226 le irregolarità come spiega il comunicato del Nucleo Antisofisticazione dell’Arma.
Tra le segnalazioni: malfunzionamento o assenza dei dispenser per la disinfezione delle mani ed il mancato rispetto delle distanze interpersonali.
E non basta, tracce di virus, solo qualche giorno prima erano state trovate anche sui mezzi pubblici.
“Da mesi dinanzi ai contagi che crescono denunciamo l’inefficacia di misure di contrasto della pandemia che hanno un unico leit motiv: la chiusura dei pubblici esercizi. – commenta a questo proposito Aldo Cursano, vice presidente vicario di Fipe Confcommercio -. Oggi abbiamo appreso che da un’operazione condotta dai Nas in un migliaio di imprese mai sottoposte a misure restrittive in tutta Italia emerge che il Covid 19 circola abbondantemente in questi luoghi frequentati ogni giorno da milioni di persone. In poche parole, si è scoperta l’acqua calda”.
“È ora di abbandonare la politica delle chiusure – aggiunge la Fipe – e concentrarsi sui controlli che vanno estesi e rafforzati a tutte le attività perché se si rispettano i protocolli tutti possono lavorare in sicurezza. È inaccettabile che dinanzi alla circolazione del virus si utilizzino le nostre attività come capro espiatorio per dire che si sta facendo tutto il possibile, mentre non è affatto così”.
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