bevande
26 Febbraio 2017
L’attrice e ballerina Jessica Polsky, protagonista insieme a Stefano Chiodaroli e a Rossana Carretto della commedia Il clan delle divorziate in scena fino a metà marzo al Teatro Leonardo di Milano, segue da anni la dieta vegana. E osserva: «Oggi finalmente i ristoratori sono attenti anche a vegetariani e vegani, ma solo dieci anni fa in Italia non c’era alcuna sensibilità e pochissima informazione sul tema».
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Jessica Polsky by Fabrizio Marchesi[/caption]
Perché dovremmo venire a vedere Il clan delle divorziate?
Perché è molto divertente: scritta da Alil Vardar, la commedia racconta la storia di tre donne da poco divorziate e molto diverse tra loro, costrette dalle circostanze a convivere insieme, tra alti e bassi. Inoltre, è un cult. Dopo il debutto a Tolosa nel 2004 e la vittoria del gran premio del Festival du Rire di Tolosa, la commedia è stata presentata a Parigi, dove dopo 12 anni è ancora in scena. Tra l’altro, visto l’esito, lo spettacolo è stato trasmesso pure in tv, in prima serata su France 4. E oggi è in scena in 20 Paesi: vederlo, quindi, significa partecipare a un movimento mondiale.
Tra teatro, tv e cinema che cosa ama di più?
Difficile rispondere, amo il lavoro di attrice. La mia passione è il teatro, ma mi piace diversificare e l’ideale sarebbe poter mixare cinema, tv e teatro.
È vero che segue la dieta vegana?
Sì, ormai da sedici anni. Mi sono avvicinata a questo regime alimentare quando lavoravo a Broadway: ai tempi, convivevo con problemi di cattiva digestione e dopo pranzo mi sentivo così pesante da non poter rinunciare a un pisolino di 20 minuti. Furono alcuni miei colleghi che seguivano la dieta vegana ad avvicinarmi a questa filosofia. Risultato? In poco tempo i miei problemi di stomaco sono scomparsi e non ho più sofferto di pesantezza post pranzo. Se volete approfondire questo stile alimentare, però, il mio consiglio è di farlo gradualmente. Se si cambia bruscamente la propria dieta si crea una sorta di shock al corpo!
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Photo by David Belusic[/caption]
Parliamo di cucina vegana in Italia, quindi. Com’è la situazione?
Oggi ottima: cresce il numero di ristoratori attenti anche a vegetariani e vegani e vedo sempre più spesso segnati nei menu i piatti vegetariani e vegani. Com’è cambiata la situazione rispetto a quando arrivai in Italia, 13 anni fa! Allora, molti chef non sapevano nemmeno che cosa fosse la cucina vegana. Indimenticabile è stata una cena in mezzo alla campagna toscana ai tempi in cui conducevo il Festivalbar. Chiesi un piatto senza carne e lo chef mi portò una zuppa con la trippa, sostenendo che non fosse carne, visto che non si trattava di una bistecca…
E veniamo al tema bar. Lo frequenta?
Sì, spesso, ma nonostante abbia recitato in Camera caffè, ammetto che non bevo il caffè! Tuttavia amo il bar inteso come luogo d’incontro del quartiere di città o del paese. Senza contare che per un’americana, passare qualche ora in un bar italiano è un’esperienza culturale, un'opportunità per incrementare la conoscenza dell’umanità.
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Photo by David Belusic[/caption]
Un aneddoto legato al bar?
Ne avrei decine… Ma credo che quasi nessuno sappia che io l’idraulico e l’elettricista li cerco sempre al bar sotto casa. Con ottimi risultati, devo dirvi!
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