bevande
22 Giugno 2022
“Una mattonata con all’interno un laghetto di pomodoro”, così Briatore – che a La Zanzara di Radio24 ha espresso la volontà di voler aprire un Crazy Pizza proprio a Napoli – definisce le pizze a 4 e 5 euro in un video pubblicato su Instagram. Un'esternazione che innesca un vero e proprio dibattito nel settore, mandando i maestri pizzaioli napoletani su tutte le furie. Nei suoi Crazy Pizza – lanciati nel 2019 e presenti in Italia a Roma, Milano e Porto Cervo, con un new opening a Ryiad in Arabia Saudita proprio in questi giorni – la margherita costa invece 15 euro.
“Cosa mettono dentro le pizze? Se devi pagare stipendi, tasse, bollette, ammortamenti e affitti i casi sono due: o vendi 50mila pizze al giorno o è impossibile. C'è qualcosa che mi sfugge, che non capisco. Tra l’altro, le mie non sono semplici pizzerie”, spiega Briatore. “I prezzi si giustificano anche con i costi delle materie prime di qualità. In un supermercato il Pata Negra, che noi vendiamo con la pizza a 65 euro, costa 300 euro al chilo; il San Daniele, invece, 35-36 euro al chilo; mentre la mozzarella di Bufala 15 euro. E sul fatto che la nostra pizza sia sottile aggiungo che non ha lievito, per cui non fermenta”.
“A fine marzo abbiamo necessariamente ritoccato all'insù i prezzi di tutte le nostre pizze a eccezione della margherita, il cui prezzo è rimasto a 5 euro – racconta Massimo Innocenti, ceo & founder di Spontini Holding di Milano – Quella abbondante, che ha un peso di circa 450 grammi, costa invece 7 euro. La scelta di tenere invariato il costo della margherita semplice risiede nel fatto che sia il nostro punto di forza e perché siamo consapevoli di quanto i clienti tendano a soffrire l'aumento su un bene come questo. Il formato della nostra pizza è diverso da quella al piatto, va detto però, senza scendere nella polemica, che tenere invariato il pezzo della nostra mergherita è uno sforzo economico non indifferente in un periodo come questo. Noi non abbiamo una supply chain chissà quanto estesa, insistiamo sul territorio e sui prodotti freschi: c'è un aumento generalizzato della mozzarella, del grano e dunque della farina per fare due esempi. Inoltre a Milano il costo del lavoro è molto elevato. Tutto questo, chiaramente, lo scontiamo noi e ricade sulla clientela”.
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