bevande
12 Luglio 2018
Lo scorso dicembre aveva suscitato un certo clamore il suo addio al ristorante Essenza, a Milano, pochi giorni dopo la conquista della stella Michelin. Ora Eugenio Boer inaugura il suo ristorante, sempre nel capoluogo lombardo: si chiama [bu:r], come la trasposizione fonetica del suo cognome. Aperto a pranzo e a cena in via Mercalli all’angolo con Via San Francesco D’Assisi, propone una cucina creativa, concettuale, fatta di tantissime influenze, un vero "marchio di fabbrica" dello chef olandese.
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Think Green (foto Marco Varoli)[/caption]
Così il menù non proponne piatti “fissi”, bensì suggestioni, concetti che cambiano periodicamente e dai quali scaturisce un percorso di degustazione proposto dallo chef. Accanto ai “classici” di Boer, come il Risotto alla Cenere, il Salmerino di montagna e le sue uova e il Piccione in 3 cotture, si trovano spunti di riflessione o ispirazione che Boer esprime in piatti, come ad esempio la sostenibilità, la stagionalità degli ingredienti, la lotta agli sprechi e la cucina vegetariana.
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Eugenio Boer (foto Marco Varoli)[/caption]
“Ogni ‘concetto’ – spiega Eugenio Boer - racchiude una serie di piatti, di volta in volta variabile, che i commensali potranno decidere di scoprire. In totale sono otto – inizio con Nino Bergese, Waste don’t Waste, Think Green, Il Mare, I Miei Classici, Il Viaggio, La Cuisine du Marché, Taverna SantoPalato - ed esprimono la mia personale filosofia culinaria che scaturisce dal mio approccio con il mondo e con le persone. Si tratta di una carta che propone un rimando al passato in funzione del futuro con un omaggio ai cuochi che hanno contribuito alla mia formazione, mutevole a seconda delle stagioni e delle diverse emozioni del momento”.
Ad accompagnare lo chef in questa nuova avventura c’è una squadra capitanata dal direttore di sala Simone Dimitri, già manager del bistrot del Mandarin Oriental, affiancato dal sommelier Yoel Abarbanel, già alle cantine di ristoranti di grande prestigio internazionale come Taillevent, Ledbury e Le Gavroche. La sala, in grado di ospitare fino a 32 coperti, riflette la personalità, la cucina e la storia dello chef, interpretati dall’architetto Mario Abruzzese.
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