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15 Maggio 2024

Igiene e sicurezza dei locali, FIPE: “Bene il decreto, ma i controlli devono essere più efficaci”

di Giulia Di Camillo


Igiene e sicurezza dei locali, FIPE: “Bene il decreto, ma i controlli devono essere più efficaci”

Quello dell’igiene e della sicurezza è un tema assai caro ai pubblici esercizi, ogni anno sottoposti a qualcosa come oltre 171mila controlli. Per questo, sotto il segno della collaborazione e con un approccio che vuole essere più costruttivo e lungimirante, il governo è al lavoro sullo schema di decreto legislativo (sono in corso i pareri parlamentari) per giungere alla semplificazione delle operazioni di controllo sulle attività economiche e su cui è intervenuto in Audizione in commissione IX del Senato e X della Camera il direttore generale di Fipe-Confcommercio Roberto Calugi.

Sono diverse le novità contenute negli undici articoli del decreto (atto n° 150), approvato in via preliminare lo scorso dicembre. Il principio guida è quello del controllo collaborativo, che deve guidare le imprese nello svolgimento corretto delle loro attività più che produrre sanzioni per chi non è in regola. Il tessuto imprenditoriale, di conseguenza, dialogherà con le pubbliche amministrazioni e si punterà il mirino dove il rischio è più elevato, alleggerendo l'onere regolatorio nei settori a rischio minore. «Una riforma sfidante e innovativa, attesa da oltre 10 anni. Il governo è dalla parte di chi produce, al fianco delle imprese, avanti su questa strada», aveva dichiarato il ministro Adolfo Urso in fase di approvazione preliminare dello schema di decreto legislativo.

IL REPORT DI BASSO RISCHIO

«La federazione - ha commentato Calugi - esprime apprezzamento per gli obiettivi del disegno di legge, ma permangono alcune perplessità sull’efficacia degli strumenti individuati nel testo». In modo particolare, FIPE fa riferimento all’istituzione di un report certificativo del basso rischio su base volontaria (indicato nell’articolo 3), riferito ai seguenti ambiti omogenei: protezione ambientale; igiene e salute pubblica; sicurezza pubblica; tutela della fede pubblica; sicurezza dei lavoratori. Per Calugi «si tratta di un’operazione suscettibile di aggravare costi a carico delle imprese, soprattutto quelle di micro e piccola dimensione». Si rischierebbe, paradossalmente, anche di duplicare controlli. Oltre a quelli ordinariamente svolti dalle pubbliche amministrazioni, le imprese si vedrebbero esposte inoltre a periodici audit da parte degli enti certificatori.

I CONTROLLI E IL NODO ESONERO

La federazione dei pubblici esercizi si dice poi scettica sul periodo di sei mesi individuato per l'esonero dai controlli nei confronti delle imprese che hanno già ricevuto un giudizio di conformità (articolo 5): «Non è sufficiente per garantire un effettivo e concreto vantaggio, come sottolineato anche dal Consiglio di Stato. È necessario istituire un sistema di controlli mirato e votato all’efficienza, fondato sulla prevenzione degli illeciti piuttosto che solo sulla loro repressione e, come FIPE mettiamo la nostra esperienza a disposizione per la definizione di un nuovo paradigma, oggi più che mai urgente», ha aggiunto il direttore generale.

Quello dei controlli è un tema caro a FIPE, che si è sempre spesa per assicurare un’informazione corretta con iniziative importanti, come il Vademecum Ispezioni del 2019 che ha permesso di rendere trasparenti e chiari per le imprese i loro diritti e i loro obblighi in sede di controlli creando un circolo positivo di collaborazione. «Il nostro impegno - ha continuato Calugi - ha l’obiettivo di favorire un dibattito costruttivo che miri a ridurre l’impatto delle ispezioni, migliorandone l’efficacia».

Ogni anno, infatti, le imprese del settore sono sottoposte a più di 171mila controlli, effettuati da una vasta pluralità di soggetti che spesso provoca la sovrapposizione e la ripetizione degli accertamenti. Il metodo del controllo a campione non garantisce la massima efficacia e comporta un ingente dispendio di risorse pubbliche, dati gli esiti delle verifiche: per quanto riguarda le ispezioni igienico-sanitarie del settore dei pubblici esercizi la stragrande maggioranza risultano conformi.

Sempre seguendo il principio di collaborazione viene introdotta, per alcune fattispecie meno gravi e di carattere formale, una sorta di “diritto all’errore scusabile” (articolo 6): si tratta dell’obbligo della previa diffida, così da consentire agli imprenditori in buona fede di sanare le proprie posizioni, con riferimento a infrazioni che non recano danno all’interesse pubblico, e tornare al pieno rispetto delle regole senza incorrere in sanzioni che saranno invece aggravate se la diffida non verrà ottemperata dall’operatore.

FORMAZIONE DEL PERSONALE

All’articolo 8 dello schema di decreto, la presidenza del consiglio dei ministri, d’intesa con il ministero delle Imprese e del Made in Italy, definisce un piano di formazione specifica del personale, da erogare nei limiti delle risorse finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente attraverso la Scuola nazionale dell’amministrazione

Si può contribuire alla formazione iniziale e periodica del personale preposto ai controlli anche con forme di convenzione con le università, le camere di commercio e le associazioni di categoria.

TAG: ROBERTO CALUGI

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