attualità
26 Ottobre 2023
Sostenere i consumi fuori casa ed evitare nuove tasse nel 2024 come sugar e plastic tax. In un momento difficile per il mercato away from home, penalizzato da grandi incertezze e da un’inflazione che sì rallenta ma impatta enormemente sul potere di acquisto delle famiglie italiane, “la filiera dev’essere unita nel chiedere politiche che sostengano la crescita e le imprese. In questo contesto, il posticipo della sugar tax a luglio 2024 contenuto nella bozza di Manovra finanziaria alimenta incertezze che si ripercuotono su tutta la catena del valore”, dichiara David Dabiankov, Direttore Generale di Assobibe, che rappresenta i produttori di bevande analcoliche, nel corso degli Stati Generali della Filiera Horeca: una filiera da riscoprire tra sostenibilità e tutela del made in Italy.
“Il mercato dei soft drink in Italia vale 5 miliardi di euro, con un’importante presenza nel canale horeca. Ogni euro di valore prodotto dalle imprese del comparto genera un valore di 5,4 euro lungo la filiera, un lavoratore nelle aziende di produzione genera 14 posti di lavoro indiretti, tre a monte e 11 a valle – ha ricordato Dabiankov – Gli anelli di questa filiera sono connessi e devono affrontare insieme, uniti, le criticità che possono generare conseguenze disastrose per tutta la catena del valore. Coerentemente con quanto fatto sinora, confidiamo in una politica congrua e lungimirante, a salvaguardia del made in Italy, dell’occupazione e della tradizione italiana che le bibite analcoliche rappresentano nel mondo”.
Il comparto si trova a operare in uno scenario complesso: il 2023 dell’industria delle bevande analcoliche si caratterizza per una decisa frenata dei consumi, come dimostrano i dati non positivi dell’ultima stagione estiva, con una contrazione delle vendite a volume che a fine anno potrebbe toccare -5,4% rispetto al 2022. “In questo contesto, l’entrata in vigore della sugar tax, se fosse confermata a luglio 2024, produrrebbe effetti a cascata su tutta la filiera di cui facciamo parte, a partire da un aumento dei prezzi con un’ulteriore contrazione delle vendite stimata in un -15,6% nel primo biennio di applicazione, una riduzione degli acquisti di materie prime alimentari e non di 400 milioni di euro e oltre 5mila posti di lavoro a rischio. Serve un intervento su tutto il nuovo anno perché lo slittamento di sei mesi rappresenta una boccata d’ossigeno ma non risolve il problema”, conclude il dg.
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