pubblici esercizi
12 Luglio 2021
Ristorazione alla riscossa: con le riaperture al chiuso e l’Italia di nuovo in bianco, le attività sono gradualmente riprese. Ma con quali risultati? E con quali prospettive? Il bilancio Fipe.
L’incoronazione europea è stata una tappa importante. Tra maxischermi, dehors attrezzati per la visione ‘collettiva’ e tifo di gruppo (dopo mesi di sordina), il trionfo italiano di Wembley ha infatti costituito un momento significativo: liberatorio e capace di restituire ai pubblici esercizi quel ruolo di aggregatori, accantonato nei mesi di lockdown.
Qualcosa di nuovo, anzi di antico: la serata della vittoria agli Europei, ci ha riportato indietro da dove siamo partiti: all’Italia pre-pandemica, con le piazze festanti e i tifosi sbandieranti.
E questo dopo poco più di un mese di lenta ripresa in cui le attività hanno coraggiosamente rimesso insieme i cocci del lungo inverno del loro scontento.
Con l’ok – dal 1° giugno – ai consumi anche all’interno dei locali, infatti, il settore ha ricevuto un assist forte, cui si è aggiunto - dal 22 giugno - il passaggio in bianco di tutto il nostro Paese.
Se lo è chiesto la Fipe che ha, sul tema, pubblicato un primo bilancio, con l’obiettivo di individuare anche le prospettive che gli operatori del fuori casa ripongono nel prossimo futuro.
Quanto agli spazi esterni, fondamentali nella prima fase di riapertura, il 22,2% dichiara di essere riuscita ad introdurre o ampliare l’occupazione di suolo pubblico durante la pandemia e il 27,3% di possedere già un dehor. Per una impresa su due, invece, non è previsto uno spazio esterno. Il 61,4% dispone di uno spazio aperto su area privata.
Il 2,4% non ha conseguito fatturato nel 2020 e circa il 45% delle imprese ha dichiarato una riduzione di oltre il 50% rispetto al 2019. Mediamente le imprese rilevano una perdita di fatturato del 39% rispetto al 2019.
Un trend economico che non poteva non impattare anche sul fronte occupazionale.
E infatti: il 50,2% delle imprese ha dichiarato di avere perso alcuni dei propri collaboratori nel corso del 2020 e nel 40,3% dei casi si è trattato di personale formato da tempo. E non basta: oggi una impresa su due dichiara di avere un numero di addetti inferiore al 2019 e per il 59,2% resterà così per tutto il 2021.
Non sempre roseo anche il rapporto con i fornitori che – in percentuale ben maggiore rispetto al passato (23%) chiedono di essere pagati alla consegna.
Eppure il futuro non è in bianco e nero. Una vena di ottimismo c’è: il 66,2%, per esempio, confida nella ripresa delle attività e il 32% è convinto che il fatturato aumenterà rispetto al 2020.
Infine, il 73,4% rivela fiducia pure nell’andamento della stagione estiva.
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