spirits
18 Giugno 2025
Se i consumatori sono sempre più attenti alla qualità e alla moderazione, senza rinunciare al piacere del gusto, cosa può fare la mixology? A dare una risposta a qusto domanda ci ha pensato una recente tavola rotonda - “Shake the Trend: Mixology e Low Alcol, Visioni a Confronto”, il titolo - organizzata da Rinaldi 1957, che ha voluto accendere i riflettori su uno dei trend più significativi nel mondo della miscelazione contemporanea in occasione del lancio italiano di Santa Ana Pomelo Gin, la nuova etichetta firmata Santa Ana Gin, già celebre per il suo gin floreale ispirato alle atmosfere tropicali di Manila.
SANTA ANA POMELO GIN: COSA E'
Espressione di 16 botaniche pregiate, celebrazione degli agrumi tropicali e mediterranei, con il pomelo filippino al centro della sua ricetta, Santa Ana Pomelo Gin presenta un profilo rinfrescante, dominato dagli agrumi, e morbido, con un finale tropicale caldo e avvolgente. Le botaniche vengono distillate sottovuoto nella regione della Charente, in Francia, utilizzando una tecnica ispirata alla profumeria che preserva la delicatezza delle essenze, estraendo i profumi sottili senza alterazioni dovute al calore. Questa tecnica permette di ottenere un gin morbido e vellutato, con un palato agli agrumi brillante, speziato e vivace, illuminato da un piacevole calore.
Nel corso della presentazione, la freschezza e la fusione di pregiati agrumi filippini hanno permesso a Mattia Schiaretti e Luca Redolfini, bartender di Choice Cocktail Bar, di giocare con profumi, contrasti e accostamenti azzardati per creare drink low alcol che, grazie alla struttura degli ingredienti utilizzati, non hanno nulla da invidiare a un classico gin tonic. Per esempio, se a 19ml Santa Ana Pomelo si aggiungono 0,5ml di liquore al chinotto e 15ml di vino di mela e pera acidificato, nasce “Lost Around”, drink avvolgente e deciso, che stempera la freschezza agrumata del gin. Se invece si vogliono ritrovare nel bicchiere proprio le note acide degli agrumi, “50% SKL” contiene: 19ml di Santa Ana Pomelo, 0,5ml di liquore alle mele e lime, kiwi, sedano chiarificati con kefir.
«Non vediamo questo periodo come una crisi per il mondo degli spirits, ma come una grande opportunità di evoluzione. A noi di Rinaldi 1957 piace parlare di WellSpirit, una filosofia che coniuga edonismo consapevole e benessere soft, offrendo esperienze di consumo più equilibrate e autentiche. Non vediamo nel futuro un'inclinazione alla rinuncia, ma, piuttosto, alla ricerca dell’armonia tra piacere e salute. Riprogettando i cocktail con creatività, partendo da distillati premium e valorizzando ingredienti naturali, locali e privi di zuccheri o coloranti artificiali, è possibile dare ai clienti più attenti un’ottima alternativa ai drink ai quali siamo tradizionalmente abituati», ha detto nel corso della serata Valentina Ursic, Direttrice Marketing Rinaldi 1957.
LE DIMENSIONI DEL FENOMENO NO/LOW ALCOHOL IN ITALIA
«In questo frangente, esistono oggi due tipi di clienti: quelli che hanno già familiarità con il tema e chiedono direttamente al mixologist cocktail a bassa gradazione; altri, si avvicinano con maggiore cautela, magari perché non conoscono ancora bene le possibilità offerte dal mondo low alcol o temono che si tratti di un’esperienza meno appagante», ha sottolineato Corey Squarzoni, bar manager di Ugo Cocktail Bar, durante il dibattito.
E se il gin, analizzando gli ultimi dati di Circana, si è confermato anche nel 2024, tra i maggiori contributori della crescita del comparto spirits sia nei consumi in casa sia in quelli fuori casa (+6.4% contro 0.7% dell’intero comparto spirits), la mixology ha risposto al cambiamento di paradigma con drink a bassa gradazione alcolica, dove il ruolo degli aromi botanici e delle tecniche di distillazione diventa centrale. «Il mondo della mixology è in continua evoluzione e, pur essendo il 65% delle consumazioni concentrato su 5 cocktail, si nota che le scelte dei consumatori si stanno spostando verso proposte a più basso contenuto alcolico dove il 70% dei cocktail consumati nel 2024 sono “long drink” e 1 consumazione su 5 ha il gin come ingrediente», ha concluso il talk Paolo Porcelli, AFH Principal Consultant, TradeLab.
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