pubblici esercizi
09 Luglio 2019
Tra il 2007 e il 2017 le famiglie italiane hanno tagliato i consumi per oltre 27 miliardi di euro a prezzi costanti, 21 dei quali nel solo comparto dei trasporti e poco meno di 15 in quello alimentare.
Variazione dei consumi delle famiglie nel periodo 2017/2007
(in milioni di euro – valori concatenati con anno di riferimento 2010)
Nella ristorazione, al contrario, si è avuta una crescita di 4 miliardi di euro che ha portato il consumo alimentare fuori casa a toccare gli 83 miliardi di euro.
Oggi il 36% della spesa delle famiglie per prodotti alimentari transita fuori casa e il dato più significativo è che mentre i consumi nella ristorazione hanno ripreso a crescere quelli in casa diminuiscono.

L’indice dei consumi fuori casa, con il quale si rileva la tendenza degli italiani a consumare i pasti fuori casa, nel 2018 si è attestato a 42,7 in crescita rispetto al 42,1 del 2017.
LA RISTORAZIONE IN EUROPA
In un mercato della ristorazione che vale complessivamente in Europa 593 miliardi di euro l’Italia continua ad occupare la terza posizione dopo Regno Unito e Spagna. In Germania la ristorazione rappresenta meno del 30% del totale dei consumi alimentari, la stessa sale al 47,9% nel Regno Unito, al 55,4% in Spagna e addirittura al 58,5% in Irlanda. In Italia la quota si attesta al 35,5%, circa cinque punti percentuali al di sopra della Francia. Tra il 2007 ed il 2017 la variazione dei consumi nella ristorazione nei 27 paesi UE1 è stata positiva per circa 14 miliardi di euro. Bene, come abbiamo visto, in Italia, male in Spagna e Regno Unito dove la contrazione è stata rispettivamente pari a 5.400 e 281 milioni di euro. Nel terzo trimestre 2018 il clima di fiducia delle imprese di ristorazione è positivo (100,4) ma perde 20 punti nel confronto con lo stesso periodo dell’anno precedente. Le aspettative per l’ultimo trimestre dell’anno sono positive riguardo alle performance economiche mentre permane qualche incertezza sull’occupazione. Il valore aggiunto supera i 43 miliardi di euro. Dopo un periodo di stagnazione e poi di contrazione, a partire dal 2015 l’aggregato ha ripreso un profilo di crescita tornando sopra ai livelli pre-crisi.

L’input di lavoro misurato in termini di ore lavorate mostra una dinamica meno robusta di quella delle unità di lavoro. Nel 2017 il fabbisogno di ore lavorate del settore è cresciuto del 3,6%. La produttività delle imprese registra segnali di recupero anche se continua a rimanere ben al di sotto dei livelli toccati prima della crisi.

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