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20 Aprile 2018L'obiettivo non è far diminuire il consumo di bevande zuccherate, quanto spingere i produttori attraverso la leva fiscale a ridurne il contenuto di zucchero. Con questo spirito lo scorso 6 aprile è stata introdotta nel Regno Unito la tassa sulle bevande zuccherate.
La sugar tax britannica - spiega EfaNews - ha due fasce: una di 18 pence al litro per le bibite contenenti più di 5 grammi di zucchero per ogni 100 millilitri, e l’altra di 24 pence al litro per le bibite con più di 8 grammi di zucchero per ogni 100 millilitri. I succhi di frutta naturali, le bibite a base di latte e i piccoli produttori sono esenti dall'imposta.
Dopo che l'associazione dei produttori di bibite, la British Soft Drinks Association, l'aveva definita "assurda", in questi due anni le aziende si sono adeguate. Stando ai dati di "Beverage Daily" e "Washington Post", in Gran Bretagna infatti Lucozade ha già riformulato le sue bevande, che ora contengono tutte meno di 5 grammi di zucchero per ogni 100 millilitri, Coca-Cola stima che circa il 60% dei suoi prodotti eviteranno la nuova tassa, mentre San Pellegrino ha ridotto del 40% il contenuto di zucchero delle sue bevande.
Il successo dell’iniziativa è dimostrato dal dimezzamento delle entrate previste, destinate al finanziamento di attività sportive nelle scuole. Due anni fa il governo britannico aveva stimato che nel primo anno di applicazione dell’imposta le entrate sarebbero state pari a circa 520 milioni di sterline, equivalenti a 587 milioni di euro. Oggi invece questa stima è più che dimezzata, essendo di 240 milioni di sterline, pari a 271 milioni di euro, grazie al fatto che in questi due anni molte aziende produttrici hanno riformulato le loro bevande, riducendo il contenuto di zucchero per evitare di dover pagare la nuova tassa.
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