bevande
06 Aprile 2014
Esportazioni e fiscalità. Sono questi i temi al centro dell’auspicio con il quale Lamberto Vallarino Gancia, presidente di Federvini, guarda alla prossima edizione del Vinitaly, vetrina mondiale del settore che si tiene a Verona dal 6 al 9 aprile, in un anno in cui numerose preoccupazioni si addensano sul futuro del comparto. «Una politica di concreta e fattiva collaborazione per sostenere l’export del prodotto italiano - osserva Vallarino Gancia - e una politica fiscale più responsabile e coerente con le dimensioni del nostro settore, composto principalmente da piccole e medie imprese, potranno aiutarci a superare una congiuntura difficile che potrebbe mettere a rischio molti degli oltre 1,2 milioni di posti di lavoro assicurati da questo mercato e ridurre la sua contribuzione alla creazione di ricchezza per il nostro Paese».
In base ai primi dati disponibili, il comparto vitivinicolo ha infatti registrato nel 2013 un andamento non entusiasmante sul fronte dei consumi interni, in parte bilanciato dal positivo risultato dell’export. «La fine del 2013 e l’inizio 2014 non hanno dato segnali particolarmente incoraggianti. Vanno bene le esportazioni in Usa, abbastanza bene in UK, Russia e Giappone, ma la Cina continua a muoversi con alti e bassi», ha spiegato il presidente.
E in questo scenario, ciò che preoccupa Federvini è la debolezza della politica messa in campo finora per il supporto e lo sviluppo del settore, a fronte dell’occupazione che riesce a generare e dell’apporto che produce anche in termini di introiti fiscali per lo Stato. E’ il caso delle accise introdotte dal precedente Governo, che hanno messo il settore letteralmente in ginocchio. «Le nostre critiche si appuntano sulle dimensioni degli aumenti, ripetuti ben quattro volte a distanza di poco tempo - commenta Gancia -. L’aumento delle accise è stato percepito come un segnale di poca attenzione per un settore che è fatto da molte piccole imprese, per le quali l’elemento della disponibilità finanziaria è vitale. L’accisa colpisce le aziende e colpisce i consumi, già in decrescita. Ci chiediamo dove sia il beneficio di questa politica. E’ quindi necessario immaginare e mettere in atto almeno due macro interventi di sostegno alle aziende - continua il presidente di Federvini -: da un lato evitare di impoverirle attraverso una politica fiscale punitiva, dall’altro metterle nella condizione di poter contare su un’organizzazione dello stato collaborativa. Intanto andiamo avanti sulla strada della riorganizzazione dell’Ice così come con la collaborazione con il Ministero dello Sviluppo Economico, e creiamo un verso sistema di rete sull’export. Un ruolo importante ci attendiamo venga dal neo ministro Martina, di cui abbiamo apprezzato la proposta di istituire un piano strategico per l’intero settore agroalimentare italiano».
Un altro punto su cui, secondo Federvini, è importante intervenire è l’eccesso di burocratizzazione, un ambito nel quale è quanto mai urgente una semplificazione. Anche i periodici attacchi alle bevande alcoliche costituiscono - seppur motivati dall’obiettivo di combattere gli eccessi e i consumi smodati - un ulteriore elemento di criticità per l’intero settore. «Là dove c’è esigenza di prevenzione, i produttori ci sono e sono disponibili. Ma non vogliamo essere definiti produttori “di sballo”. Le mode e gli eccessi appartengono a un mondo che le aziende produttrici di bevande alcoliche stigmatizzano», aggiunge Gancia.
L’approvazione, infine, del Testo unico vite e vino, viene giudicato come il segno di una volontà di tutela di un settore che ha un grande peso sull’economia nazionale ed anche per le economie locali.
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