fiere
08 Luglio 2021
Mai come oggi il Made in Italy vince se impara a suonare come un’orchestra, promuovendo non un singolo prodotto quanto la nostra cultura, il nostro territorio, il nostro stile di vita. E facendolo con operazioni concrete. È questo il messaggio corale di 4 Consorzi di Tutela – Consorzio Vino Chianti, Consorzio di Tutela della Pasta di Gragnano IGP, Consorzio Tutela Provolone Valpadana, Consorzio per la Tutela dell’Asti DOCG - che insieme rappresentano circa 4.800 aziende e generano un fatturato di quasi 1,8 miliardi di euro e che hanno scelto di ritrovarsi, in un momento storico così delicato, con la volontà di avviare una riflessione comune su problemi e prospettive di un settore pilastro del nostro tessuto economico, che ha saputo reggere meglio di ogni altro all’onda d’urto della pandemia, ma che è chiamato ad una prova di maturità su molti fronti. La prova generale di questa composizione corale, affidata all’interpretazione di Chicco e Bobo Cerea, si è svolta alle porte di Bergamo, dove i quattro Consorzi si sono confrontati con Key Opinion Leader e Stakeholder del settore su argomenti chiave per il futuro del Made in Italy. L’evento è stato realizzato con il contributo del Ministero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali.
Un incontro “operativo”, ma anche un omaggio a un territorio che ha pagato un tributo drammatico fin dalla prima fase della pandemia e che è diventato simbolo della volontà e della capacità del nostro Paese di affrontare la crisi e porre le basi per una ripartenza. Chiara e forte la ricetta dei 4 Consorzi per affrontare il cambiamento e cogliere la storica opportunità offerta dal Recovery e dal piano europeo “Farm to Fork”: unire le forze, incentivare il brainstorming e mettere sul tavolo alcune proposte o indicazioni da cui ipotizzare un salto di qualità per il prossimo futuro.
Tra i temi “sul piatto”, l’esigenza, avanzata dal Consorzio Tutela Provolone Valpadana, di individuare canali alternativi per la valorizzazione del prodotto DOP da affiancare al mondo Ho.Re.Ca. “Nel periodo di emergenza – ha spiegato il Presidente Libero Giovanni Stradiotti - le aziende associate hanno fatto del loro meglio per cercare soluzioni originali da proporre al consumatore finale, incentivando innovazione, sostenibilità e delivery”. E se il mondo del fuoricasa sta sperimentando nuove formule di sviluppo, anche chi in questi mesi ha registrato un favorevole trend di consumo sarà chiamato a mettere in campo strategie di sviluppo. È il caso della pasta, alimento simbolo del made in Italy e caposaldo della dieta mediterranea, che ha dovuto affrontare un’impennata di produzione, soprattutto sui formati iconici, proseguita ben oltre la prima fase della pandemia. Come rileva l’ultima analisi Doxa la pasta è stato infatti l’alimento più cucinato nell'ultimo anno. “Le aziende – ha ricordato il Presidente del Consorzio Pasta di Gragnano IGP, Massimo Menna – hanno fatto fronte al boom di richieste dall’Italia e dall’Estero senza mai venire meno ai principi di eccellenza produttiva. Ora la sfida è rafforzare l’efficacia dell’azione consortile nell’attività di promozione e tutela a beneficio della denominazione, del consumatore e del nostro straordinario patrimonio gastronomico”.
Un patrimonio che si rafforza anche nello scambio con l’estero e nella capacità di far arrivare sulle tavole di tutti i consumatori il nostro prodotto, la nostra storia e la nostra cultura. Emblematica la vicenda dell’Asti con le sue “bollicine”, le più brindate al mondo, che non a caso ha acceso i riflettori sulle prospettive dell’export, punto di forza e orgoglio di un prodotto bandiera d’Italia, che sconta però in patria un livello di conoscenza non all’altezza della sua ricchezza e varietà di proposta. “Ci troviamo in un momento storico molto delicato” - ha puntualizzato il presidente del Consorzio per la Tutela dell’Asti DOCG Lorenzo Barbero. “Sarà strategico continuare a lavorare per rendere contemporaneo e d'appeal anche per i giovani un prodotto storico nel panorama enologico italiano, andando a contrastare gli stereotipi che vedono l'Asti spumante e il Moscato d'Asti solo in abbinamento ai dolci. Sarà inoltre fondamentale lavorare sulla promozione dell'ampia gamma di versioni dell'Asti DOCG, valorizzando la cultura enogastronomica nel suo insieme, anche a livello nazionale. Ecco il perché di questo progetto a carattere eno-gastronomico sul mercato domestico insieme con gli altri Consorzi”.
Un impegno che andrebbe indirizzato anche alla verifica del corretto funzionamento degli strumenti di lavoro e degli ingranaggi che regolano – e in alcuni casi frenano - il settore. “Le crisi – ha affermato il presidente del Consorzio Vino Chianti, Giovanni Busi – sono momenti di rottura, che vanno vissute anche come opportunità per ripensare al proprio modo di agire. Per questo crediamo sia doverosa, specialmente ora, una riflessione concreta sul carico burocratico a cui sono sottoposte le aziende. Una proposta da cui partire potrebbe essere quella di individuare un unico soggetto regolatore per i controlli”.
Riflessione infine sul tema Brexit, particolarmente sentito dal mondo vitivinicolo, che auspica il raggiungimento di un accordo sulla protezione delle Indicazioni Geografiche con il Regno Unito e invita ad una azione di sostegno e promozione ad hoc sul mercato. Al termine della serata due premi speciali sono stati consegnati: uno al padrone di casa, lo chef Chicco Cerea, in rappresentanza della famiglia, per il coraggio e l’esempio dimostrato nei mesi terribili della prima ondata di Covid e per la capacità di reagire con fermezza, spirito solidale, creatività e passione anche di fronte alla seconda ondata di questo virus che ha messo a dura prova in modo particolare la categoria della ristorazione, che in un anno ha perso oltre il 36% del suo valore, tornando indietro di 20 anni. Una targa è stata assegnata anche alla città di Bergamo, come simbolo di un'Italia che resiste, e che verrà consegnata al Sindaco Giorgio Gori confermato fino all’ultimo alla cena, ma trattenuto a Roma da impegni istituzionali.
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