caffè

03 Luglio 2015

Agroalimentare: caffè, distillati e food equipment i best performer


Agroalimentare: caffè, distillati e food equipment i best performer

Con una crescita del 4% e, soprattutto, un rapporto tra indebitamento e crescita decisamente favorevole, tra il 2009 e il 2013, il settore agroalimentare ha trainato l’economia italiana che, nello stesso periodo ha perso oltre il 2% del Pil. Un risultato tanto più positivo se si considera lo scenario economico molto complesso che ha caratterizzato la maggior parte delle economie europee e mondiali.

Ai primi tre posti per crescita, reddittività e sostenibilità finanziaria si situano i comparti del caffè, dei distillati e del food equipment (produzione di impianti e macchinari per l’industria del food). Seguono i comparti della pasta, dei dolci e del vino. Ancora più importante è il fatto che in questi settori la crescita è stata accompagnata dalla sostenibilità finanziaria: una combinazione di fattori che potrà garantire il successo anche su lungo periodo. In prospettiva futura, insieme a questi ultimi aspetti, innovazione, internazionalizzazione e comunicazione saranno fattori critici di successo per una crescita competitiva e duratura.

È quanto emerge in sintesi dai risultati della prima edizione del Food Industry Monitor (#FoodMonitor15), il primo osservatorio permanente del settore agroalimentare italiano, realizzato dall’Università di Scienze Gastronomiche-UNISG insieme alla banca BSI. L’osservatorio ha analizzato le performance economico-finanziarie di 520 aziende suddivise in 10 comparti (acqua, caffè, distillati, dolci, food equipment, latte e derivati, olio e condimenti, pasta, salumeria, vino) dal 2009 al 2013. Il campione delle aziende prese in esame, in media le prime 50 per dimensioni di ogni comparto, ha generato complessivamente 43,5 miliardi di euro di ricavi nel 2013, pari a circa il 71% di tutte le società di capitale operanti nel settore in Italia. Nell’analisi sono stati considerati tre indicatori: crescita, sostenibilità finanziaria e reddittività.

“Il settore è stato colpito pesantemente dalla crisi dei consumi nel mercato interno e le aziende hanno subito una contrazione della domanda e forti pressioni sui prezzi. In tutti i comparti sono state messe in atto strategie di crescita per reagire all’evoluzione del mercato. Nel complesso il risultato è stato estremamente positivo, il settore del food è cresciuto a ritmi superiori rispetto all’economia nazionale, tuttavia non in tutti i comparti abbiamo potuto osservare comportamenti virtuosi. Infatti solo alcune aziende, concentrate prevalentemente nei comparti del food equipment, caffè e distillati, sono riuscite a mantenere un bilanciamento ottimale tra crescita dei ricavi, margini di profitto e equilibrio finanziario. Se ne ricavano due messaggi: in primo luogo la crescita virtuosa non può prescindere dall’innovazione di prodotto e processo, che consente di incrementare i margini, in secondo luogo le aziende devono dedicare alla gestione finanziaria lo stesso livello di attenzione che dedicano all’innovazione, in quanto la crescita profittevole deve poggiare su solide basi patrimoniali” afferma Carmine Garzia, professore di management all’Unisg e coordinatore scientifico del Food Industry Monitor.

TAG: OSSERVATORIO,UNIVERSITà DI SCIENZE GASTRONOMICHE,UNISG,BSI

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