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BEVERAGE & GROCERY
ma anche etici e certificati, possa
consentire un ampliamento e una
diversificazione dell’offerta.
Ciò può avvenire, ad esempio, inse-
rendo una selezione di prodotti alter-
nativaaquelladialtriretailer,oppure
altri realizzati in co-branding con
organizzazioni credibili e attraverso
lamarca del distributore.
Una possibilità di ampliamento è lo
sviluppo della gamma del Solidale
Italiano Altromercato: prodotti di
qualità, della gastronomia e cultura
alimentare italiana, realizzati secon-
do le pratiche del commercio equo.
Essi coniugano qualità, sicurezza,
gusto, tipicità, rispetto dei lavoratori
e dell’ambiente, condizioni eque per
chi produceechi consuma, prefinan-
ziamento (una forma di credito per
produttori) e cooperazione.
Già oggi con oltre 36 prodotti, in
rappresentanza di alcune delle prin-
cipali eccellenze italiane (pasta
di semola, pomodoro e derivati,
arance, olio d’olive, vino, taralli,
birra, ecc.), la proposta è nutrita e in
rapida espansione. Crediamo che sia
un opportunità per i distributori che
intendono rendere la scelta della so-
stenibilità diffusa, non occasionale
ed anche vicina a noi.
Come si posizionano a livello di
prezzo i prodottiAltromercato in
gd?Qual è la vostra posizione nei
confronti di sconti e tagli prezzo
nella distribuzione moderna?
Soprattutto nelle categorie “destina-
tion” di cui parlavo prima abbiamo
un’ampia scala prezzi.
Nelcaffèadesempioabbiamoalcuni
“mono orgine” di eccellenza, che
rappresentano il posizionamento
premiumche si affianca a prodotti di
ottimo rapportoqualità prezzo, sia di
arabica,misti, biologici, decaffeinati
…La trasparenzasucomesi compo-
ne il prezzo, che rendiamo pubblica
sui nostri prodotti, rende la promo-
zioneun’attivitàcorretta,trasparente
e anche più efficace.
Quando pratichiamo sconti chiaria-
mo che la riduzione del prezzo non
va a svantaggio dei produttori, ma
è frutto di economie svolte da Al-
tromercato e dal distributore. Credo
che anche la GDO intenda uscire da
unaeccessivaepocotrasparentepro-
mozione di taglio prezzo, diventata
una spirale omologante e indiffe-
renziante che oggi deprime il valore
dell’intera filiera.
Quali ritenete che siano le strate-
giepiùefficaci perpromuovere la
vendita dei prodotti Altromerca-
to nel retail?
La possibilità di rendere visibile il
concept è fondamentale, soprattutto
all’inizio.Quindi ladistribuzionenel
puntovenditaverticale emassivadei
prodotti, in posizione dedicata di alto
passaggio, testata di gondola e in zona
cassa per i prodotti d’impulso è molto
importante ed efficace per la comuni-
cazione e comprensione del concept.
Tuttavia, man mano che i prodotti ac-
quisiscono rotazioni continuative èop-
portuno portarli sul lineare di categoria
con adeguato numero di “facing”, uno
“stopper evidenziatore” permanente e,
se non è possibile duplicarne l’esposi-
zione, introducendone di nuovi nello
spazio massivo, con un semplice mes-
saggio in entrambi gli spazi del tipo:
“scopri gli altri prodotti nello spazio
equosolidale e/o tra i prodotti di ogni
categoria”.
La possibilità di esprimere le pratiche
specifiche del commercio equo anche
con brevi messaggi, “pillole” che
illustrino (nel volantino, nel magazine
per il consumatore, nel sito web, in
alcuni spazi di servizio del pdv) per
immagini esloganperchéquel prodotti
è sostenibile.
In tutta questa attività Altromercato è
disponibile a sostenere e supportare le
insegne partner.
Come vi ponete, invece, in relazio-
ne alla produzione di private label?
La Private Label è uno degli strumenti
del distributore per connotare ed espri-
me le proprie scelte, possibilmente
originali edesclusive, quindi riteniamo
che in una relazione che si costruisce
con dinamiche uniche ed esclusive
con ogni insegna una private label,
eventualmente in co-branding, possa
essere una buona soluzione. Ma biso-
gna produrre dei volumi, e allora: se
ancora i retailer italiani (a differenza di
alcuni europei) non hanno il coraggio
di offrire sullo scaffale intere catego-
rie composte solo da prodotti equo-
solidali, potrebbero iniziare a rendere
esclusivamente equosolidale tutta la
private label della stessa categoria. Del
resto, come si può spiegare al consu-
matore perché, solo una minima parte
dell’offerta appartenente ad una una
stessa categoria di prodotto (e magari
anche con lo stesso marchio), sia rea-
lizzata secondopratiche sostenibili ?
B
Gli sconti non vanno a svantaggio dei
produttori, ma sono frutto di economie
di Altromercato e del distributore
DISTRIBUZIONE/COVER STORY