pubblici esercizi
08 Gennaio 2013
Partiamo non dalla segnalazione di un consumatore, ma dal titolo di un giornale. Non si tratta di una frase ad effetto né di uno scherzo, ma di un episodio che si è realmente verificato ed è stato raccontato, con tanto di “prova”, presso la sede Codacons di Rovereto. Questi i fatti: una coppia decide di cenare in una nota trattoria roveretana. Giunti al dolce, sazi ma vogliosi di assaggiare le specialità della casa, i due decidono di ordinare una sola porzione di dessert e di dividerla in modo da poterla gustare entrambi, e pertanto chiedono un piatto vuoto al cameriere. Quando arriva il conto, scorrendo le varie voci di spesa, i due rimangono a bocca aperta nel leggere: “piatto vuoto = 0,30 euro”. Chiedono chiarimenti al titolare del ristorante che serafico spiega loro: “Il piatto vuoto si paga, perché le stoviglie a noi costano”. La coppia salda il conto e il giorno dopo si reca, scontrino alla mano, a denunciare l’accaduto al Codacons. Così la notizia finisce su tutti i mass media locali. Ora: capiamo che c’è la crisi, che i ristoratori sono sempre più in difficoltà, che i cittadini, attuando una spending review casalinga, tagliano le cene fuori, ma qui ci troviamo ai limiti della follia, o forse la soglia la abbiamo già attraversata. Obiettivamente appare misterioso il motivo per cui un esercente, per contenere i costi, decida di sottoporre i propri clienti a balzelli così chiaramente “esotici” e fastidiosi. Soprattutto se si considera che scelte di questo tipo non pagano.
Solo un caso isolato?
La coppia in questione, infatti, ha espressamente dichiarato che non tornerà mai più in quel ristorante, e la pessima pubblicità che il ristoratore ne ha ricevuto, anche attraverso le notizie apparse sulla stampa, ha prodotto alla sua attività un danno economico immensamente superiore agli introiti derivanti da quei 30 centesimi a piatto. Temiamo però che “escamotage” simili non siano casi isolati, e che a breve molti esercenti possano cadere (sbagliando) nella tentazione di introdurre fantasiosi costi aggiuntivi, allo scopo di compensare la progressiva riduzione delle entrate. Non a caso noi del Codacons abbiamo scoperto, sfogliando il menu di un ristorante in provincia dell’Aquila, un’altra voce dal significato oscuro, che informava i clienti del fatto che ai primi e ai secondi piatti, se ordinati in porzioni singole ma consumati da due persone, sarebbe stato applicato un sovrapprezzo di 2 euro.
I ristoratori dovrebbero rendersi conto che in simili situazioni, qualsiasi pietanza sopraffina o prelibatezza culinaria, rimarrà sempre indigesta ai propri clienti.
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