vino
22 Ottobre 2024
Non è un buon momento per il vino italiano negli Stati Uniti, tranne per i luxury rossi: le etichette rossiste dai 50 dollari in su (prezzo alla distribuzione), tra gennaio e agosto hanno messo a segno una crescita delle vendite a valore del 3% a fronte di una performance generale dei prodotti luxury a -7%, con i francesi a -16% e gli americani in linea con la media di mercato. A dirlo l’analisi dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly sui dati SipSource di agosto rilevata a Vinitaly.Usa, appena svoltosi a Chicago.
Si tratta di un posizionamento sorprendente per i rossi di altissima gamma italiani, che detengono una nano-quota del 2% sul volume delle vendite di rossi tricolore ma che a valore rappresentano il 14% dei rossi italiani negli Usa. Questa fetta di mercato sale fino al 23% se si includono i rossi super-premium (tra i 24 e i 50 dollari), a fronte di un solo 6% delle vendite a volume.
«L'Italia può contare da una parte sulla forza di brand territoriali ormai riconosciuti come iconici dagli appassionati americani; dall’altra sull’esperienza del turista americano in Italia, sempre più fattore di affezione una volta rientrati a casa - ha spiegato Lamberto Frescobaldi, presidente di Unione Italiana Vini (Uiv), nel suo intervento a Chicago -. Non a caso, a fare da protagoniste (quasi assolute) della nicchia luxury sono le etichette toscane, responsabili del 45,5% del mercato statunitense dei rossi made in Italy di alta gamma, cresciute del 13% tra gennaio e agosto di quest’anno. A tirare la volata nelle preferenze di un consumatore tipo particolarmente conservativo e affezionato a proposte e territori già conosciuti, il Brunello di Montalcino, prima denominazione con una fetta di mercato pari al 32% dei rossi di lusso. Seguono a distanza nella classifica regionale dalla galassia Bolgheri (11,5%) e Chianti Classico (2%). Per i nobili piemontesi si guadagna il secondo posto assoluto il Barolo (16%), mentre il Barbaresco (4%) è fuori dal podio, un gradino sotto al Bolgheri Superiore (7%). In forte difficoltà invece, secondo l’Osservatorio Uiv-Vinitaly, aree enologiche che sin qui hanno trainato il segmento lusso, come Bordeaux (-37%), Borgogna (-12%), e Napa Valley (-24%)».
«Come produttori italiani dobbiamo comprendere i fenomeni sottostanti e, di conseguenza, iniziare a comunicare il vino in modo più inclusivo - ha aggiunto Marzia Varvaglione, presidente di Agivi, all'inaugurazione di Vinitaly.USA -. Il nostro ruolo, come imprenditori, è capire quali sono le nuove opportunità che il mercato presenta, in particolare quello statunitense. Parlare di giovani è una questione di responsabilità: saranno la prossima generazione del vino, giovani cosmopoliti attenti alla qualità nel piatto e nel bicchiere».
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