attualità
16 Settembre 2025
Entra in una nuova fase di modernizzazione strutturale il sistema fiscale italiano: da gennaio 2026 scatterà l’obbligo di collegare lo strumento elettronico di pagamento (POS) al registratore di cassa telematico o al software utilizzato, in modo da memorizzare puntualmente e trasmettere in forma aggregata i corrispettivi giornalieri dei pagamenti elettronici. Il nostro Paese, così, compie un passo decisivo verso la piena digitalizzazione del commercio al dettaglio, con ricadute dirette su oltre 1,2 milioni di attività commerciali, di cui 340mila nel settore ristorazione.
Le nuove regole stabiliscono che l’esercente non è più tenuto a stampare lo scontrino, a meno che il cliente non lo richieda esplicitamente: il documento commerciale potrà essere inviato via email, app o Qr Code, riducendo il consumo di carta e semplificando la gestione fiscale. L’obbligo resta invece sulla trasmissione telematica immediata all’Agenzia delle Entrate, garantendo la tracciabilità in tempo reale delle vendite.
Si tratta di un cambiamento di portata sistemica: ogni anno in Italia vengono stampati oltre 30 miliardi di scontrini, per un totale stimato di 1.500 tonnellate di carta termica non riciclabile, il 90% dei quali viene gettato entro pochi minuti. La riforma fiscale in corso ha quindi un impatto non solo economico, ma anche ambientale e culturale. Come spiega Antonio Ruscitti, fondatore di Dishup, piattaforma italiana all-in-one per la gestione della ristorazione, «la digitalizzazione del punto cassa non riguarda solo la fiscalità, ma semplifica radicalmente il lavoro dell’esercente. Con le nuove soluzioni cloud, non è più necessario dedicare tempo all’elaborazione manuale dei pagamenti, alla verifica degli incassi o alla chiusura giornaliera della cassa. Tutto avviene in tempo reale, in modo automatico e tracciato. Questo libera risorse operative, riduce gli errori e permette al personale di concentrarsi sull’esperienza del cliente. Nasce così un nuovo modello di store experience, più fluido, veloce e coerente con le abitudini digitali dei consumatori».
UN VALORE COMPETITIVO, MA ANCHE ETICO
Con Dishup, prosegue Ruscitti, «vogliamo permettere ai ristoratori e imprenditori del settore Horeca di adeguare la propria l’attività alle nuove regole e trasformare la gestione operativa in un vantaggio competitivo. Dishup infatti è una piattaforma che unisce back office, sala, cucina e pagamento in un ecosistema connesso, trasparente e scalabile».
Nel settore della ristorazione, storicamente tra i più esposti all’economia non dichiarata, questo nuovo passaggio assume anche un valore etico. La digitalizzazione del ciclo ordine-pagamento-scontrino, unita alla trasmissione automatica e alla tracciabilità in tempo reale, rappresenta un deterrente concreto all’evasione e una leva di efficienza per tutte le imprese che operano nella legalità. Un cambiamento che tocca anche i consumatori. La riforma modifica anche le abitudini quotidiane di milioni di italiani.
«La ristorazione non è solo un settore economico, è un linguaggio culturale. Oggi questo linguaggio ha bisogno di strumenti più fluidi, intelligenti e rispettosi del tempo di chi serve e di chi siede a tavola», aggiunge il Ceo di Dishup, che con circa 150 clienti in Italia e all’estero (Albania e Belgio) e un fatturato di 100mila euro nel 2024 punta a crescere fino a 1.000 clienti entro due anni, espandendo la propria presenza internazionale in Regno Unito e Francia.
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