pubblici esercizi
26 Marzo 2015Intervenire urgentemente nella legge delega appalti per regolamentare meglio le gare d’appalto per i buoni pasto. Questa la richiesta inoltrata da Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) a Governo e Parlamento nel corso del convegno intitolato “Buoni Pasto, gare sostenibili ed eque per l’intera filiera”, tenutosi presso il Senato della Repubblica.
«Chiediamo al Governo e al Parlamento di mantenere e migliorare, nell'approvazione della legge delega sugli appalti, la legislazione sulle gare dei buoni pasto capace di mettere un freno ai ribassi insostenibili che si vedono continuamente - ha dichiarato Aldo Cursano, vice presidente vicario di Fipe -. Le società emettitrici più aggressive offrono al committente sconti altissimi a fronte di commissioni nominalmente basse agli esercenti e si ritrovano a vincere la gara con offerte in perdita, anche di svariati milioni di euro».
Oggi gran parte delle gare d’appalto della Pubblica Amministrazione e delle grandi società a partecipazione pubblica e privata sono gestite con la logica del massimo ribasso, a tutto vantaggio di chi presenta lo sconto maggiore sul valore facciale del buono e a discapito dei pubblici esercizi, costretti a riconoscere commissioni sempre più alte, e quindi ai lavoratori, che potrebbero vedere il valore dei loro buoni ridursi sensibilmente. Questa situazione riguarda però anche molti grandi clienti privati, per esempio i gruppi bancari, con ribassi che sfiorano il 20%.
Secondo Fipe, per salvaguardare il diritto al pasto dei lavoratori è essenziale che nelle gare sia prevista la salvaguardia del valore facciale del buono pasto. A volte la base d’asta è infatti calcolata su un valore già inferiore al valore facciale, che va a detrimento del lavoratore e dell’esercente in primis, scaricando i fortissimi ribassi sugli esercenti a discapito della qualità e di una corretta responsabilità sociale della filiera.
«Negli ultimi anni abbiamo contestato di fronte alle autorità giudiziarie non poche gare, purtroppo senza i risultati sperati - ha commentato Cursano -. Bisogna ridisegnare la disciplina normativa del settore, contribuendo a renderla più equa e sostenibile per tutta la filiera e per ridare al buono pasto il valore che merita».
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