attualità
08 Luglio 2024
Con la morte di Benito Nonino se ne va uno dei padri nobili della grappa italiana. Insieme alla moglie Giannola ne rivoluzionò per primo l’immagine innalzando il distillato italiano per antonomasia all’altezza che meritava
Il fatto che, fino all’ultimo, Benito Nonino non abbia voluto mancare all’appuntamento quotidiano in distilleria la dice lunga sulla tempra, il carattere e l’amore che quest’uomo ha avuto per gli alambicchi. Del resto, il profumo della grappa l’aveva respirato fin da bambino. Esponente della quarta generazione di una vera e propria dinastia di distillatori avviata nel 1897 quando il capostipite, Orazio Nonino, “accese i fuochi” per la prima volta a Ronchi di Percoto, in provincia di Udine, Benito Nonino tuttavia non si limitò semplicemente a proseguire sulla strada tracciata da padre e nonno ma ebbe il grande merito di possedere una visione.
Fu il primo infatti, in questo supportato dalla moglie Giannola, a pensare la grappa come un distillato nobile, in grado di sedersi alla tavola dei grandi distillati del mondo, come il whisky e il cognac. Il punto di svolta conosciuto da tutti arriva nel 1973 con la prima distillazione delle vinacce di un singolo vitigno, ovvero Monovitigno® Nonino da uve Picolit, ma già nel 1967 con Acquavite Optima (distillazione di vinacce di aziende vinicole selezionate e prestigiose, indicazione in etichetta dell’annata, dei quintali distillati, del numero di litri e di bottiglie prodotte) i Nonino fanno capire in che direzione stanno andando e quale idea della grappa, al tempo una vera e propria rivoluzione, albergava nelle loro menti.
Il prosieguo è una serie quasi incredibile di successi: la distillazione delle vinacce dei vitigni autoctoni friulani, contribuendo a salvarli dall’oblio, il Premio Risit d’Aur riservato ai vignaioli che si dedicano proprio ai vitigni autoctoni, la prima distillazione di uva intera nel 1984 con ÙE® Nonino, il Premio Nonino, appuntamento culturale dal quale sono passati diversi futuri premi Nobel e l’elenco potrebbe continuare a lungo.
L’incontro e il matrimonio tra Benito e Giannola è stato con tutta probabilità il detonatore della trasformazione di Nonino da famiglia di distillatori friulani a brand internazionale riconosciuto in tutto il mondo. Una fortuna per loro essersi incontrati, una fortuna per noi che abbiano scelto di condividere tutta la loro vita. Un perfetto blend tra la straordinaria capacità comunicativa di Giannola e il talento di Benito, il “signore degli alambicchi” che vedeva la grappa come nessuno l’aveva mai vista prima. Se ne è andato a novanta anni, dopo aver dato l’ultimo sguardo alla sua distilleria.
La sua “quarta figlia” dopo quelle naturali Cristina, Antonella ed Elisabetta. Che comunque da tempo sono la migliore garanzia che la visione di Benito non sarà mai dimenticata.
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