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26 Aprile 2018
Questa nuova puntata di Mixing in Bangkok, in collaborazione con Fabio Brugnolaro head mixologist del Vogue Lounge, indaga costi, guadagni e opportunità per un bartender italiano a Bangkok.
[ngg_images source="galleries" container_ids="253" display_type="photocrati-nextgen_basic_imagebrowser" ajax_pagination="0" order_by="sortorder" order_direction="ASC" returns="included" maximum_entity_count="500"]Dal punto di vista economico, per un bartender conviene lavorare a Bangkok?
È di certo un’esperienza formativa. Ma non è una passeggiata. Io, da quando vivo a Bangkok, ho vissuto varie fasi prima di guadagnare abbastanza per sopravvivere e, in seguito, per riuscire anche a risparmiare qualcosa per il futuro.
Appena arrivato ho trovato subito lavoro in un bar, ma senza contratto né permesso di lavoro. Il mio primo stipendio è stato di appena 25.000 bath che equivalgono a circa 600 euro. Considerate che l’affitto del mio appartamento è di 20.000 bath (520 euro)! Insomma, una miseria. Per fortuna avevo risparmiato qualcosa, prevendendo che i primi mesi sarebbero stati tosti. Comunque, dopo la brutta sorpresa dei 600 euro ho trovato un compromesso con il datore di lavoro e ho recepito uno stipendio di 1.400 euro. Che non era male, se non fosse stato che il bar era mal attrezzato e ancor peggio gestito. Così mi sono dato da fare e ho inviato il CV a tutti i migliori bar. Risultato? Sono approdato al Vogue Lounge, un bar bellissimo con terrazza mozzafiato con vista sui grattacieli della city, dove mi hanno assunto in qualità di head mixologist e garantito uno stipendio dignitoso.
Ma quanto guadagna in genere all'ora un barman a Bangkok?
Tra i 5 e i 10 euro a seconda del bar, del flusso di clientela e del guadagno.
E quanto costa la vita?
Per cibo, ristoranti e bollette si spende poco. Per chiarirmi, con 200 euro al mese io pago bollette, spese per cibo e casa, internet e qualche uscita al ristorante. E gli affitti sono decisamente più bassi di quelli milanesi.
Perché consiglieresti di andare a lavorare a Bangkok?
Intanto perché è una citta stupenda. E poi perché qui la cultura dei cocktails va ancora sviluppata. Per i bartender stranieri con la passione dell’insegnamento Bangkok è un’ottima piazza. Sono infatti molto richiesti barman esperti per consulenze e master. Ma anche solo per chi ama trasmettere la cultura del bere miscelato ai colleghi: io per esempio tengo dei training ai miei bartenders per farli crescere e migliorare.
Nella prossima puntata di Mixing in Bangkok Fabio Brugnolaro risponderà a queste domande:
È facile aprire un locale di proprietà per noi italiani a Bangkok?
Quanto costa aprire un cocktail bar di medie dimensioni in un quartiere del centro di Bangkok?
A che prezzo si possono vendere i cocktail?
Quanto tempo è necessario per il break even?
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