01 Novembre 2013
Confcommercio ha fatto i conti sugli effetti per le imprese nel 2014 derivanti dal nuovo tributo Tari, introdotto dalla Legge di Stabilità. E sono conti salatissimi. Con il passaggio dalla Tarsu alla Tari, la nuova tariffa sui rifiuti, l'incremento medio dei costi per il servizio urbano dei rifiuti sarà pari al 290% e, per alcune tipologie di impresa, sarà ancora più pesante: per un bar, infatti, l'aumento sarà di oltre il 300%, fino ad arrivare ad una maggiorazione di circa sei volte per un ristorante (+480%) e, addirittura, di quasi otto volte per una discoteca (+680%). “Sono incrementi molto rilevanti e ingiustificati - scrive Confcommercio in una nota - che derivano essenzialmente dall'adozione di criteri presuntivi e potenziali e non dalla reale quantità di rifiuti prodotta; una pesante penalizzazione per il sistema delle imprese della distribuzione e dei servizi di mercato che impone la necessità di rivedere al più presto la struttura dell'attuale sistema di prelievo sulla base del principio ‘chi inquina paga’ e ridefinire con maggiore puntualità coefficienti e voci di costo distinguendo, in particolare, tra utenze domestiche e non domestiche e tenendo conto anche degli aspetti riguardanti la stagionalità delle attività economiche”.
La struttura della Tari (la componente relativa alla gestione dei rifiuti della nuova Trise) riflette quasi pedissequamente la precedente formulazione della Tares e, quindi, della vecchia Tia, in quanto ripropone tariffe determinate sulla base di coefficienti di produzione potenziali e non sui reali quantitativi di rifiuti prodotti. In pratica, il mantenimento dei vecchi criteri di produzione "presuntiva" non solo rischiano di tradursi in condizioni di costo estremamente diversificate sul territorio a parità di attività economica, esattamente come è successo con la Tia cha ha prodotto aumenti tariffari medi del 200% nei comuni che l’hanno adottata.
Per questo motivo, come si vede dalle tabelle allegate, secondo Confcommercio “il pesante aumento di fiscalità che il passaggio al nuovo tributo dal 1° gennaio 2014 comporta determinerebbe una situazione insostenibile per le imprese e graverebbe, in generale, sull'intero sistema Paese con conseguenti effetti in termini di riduzione dei consumi”.
Per superare queste criticità, secondo Confcommercio occorre rivedere completamente la struttura dell'attuale sistema di prelievo affinché, in conformità con il principio comunitario del "chi inquina paga", lo stesso rifletta in modo puntuale la reale produzione dei rifiuti da parte delle utenze domestiche e non domestiche. Bisogna, poi, ridisegnare gli indici e le voci di costo che determinano i coefficienti in termini di ripartizione tra quota fissa e variabile e tra componente domestica e non domestica. E allo stesso modo è importante formalizzare specifiche linee guida tecnico-operative per individuare un range di costi a totale copertura del servizio, affinché anche questa voce possa venire imputata, da parte dei comuni, in maniera uniforme sul territorio. In particolare, occorre individuare e definire in maniera puntuale:
- costi del servizio: introdurre il riferimento ai costi standard o a un preciso range dal quale i comuni non possano discostarsi;
- utenze domestiche e non domestiche: prevedere criteri oggetti per la ripartizione del peso del nuovo tributo;
- coefficienti: superare la logica presuntiva e introdurre coefficienti di produttività determinati sulla base di campagne di pesatura che rispecchino la reale produzione di rifiuti;
- agevolazioni/riduzioni: introdurre criteri premiali per la raccolta differenziata e riconoscere le differenze di qualità del rifiuto prodotto (alleggerendo il carico sulle attività economiche a elevata produzione di rifiuto differenziato) e di quantità (considerando la stagionalità di alcune attività).
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