caffè
26 Aprile 2022In Lungarno Soderini 7r, posto pieno di vita, apre un coffee shop di circa 60 mq di carattere, multicolore e che trae ispirazione dai luoghi d’origine del caffè, dal Messico all’India, al Sudamerica e al Vietnam, all'Africa che rispecchia la società di oggi, multietnica, e invita alla coesistenza tra culture diverse (40 mq l'interno, 18 mq il dehor). L’interior è, come per gli altri, dello Studio di architettura q-bic; tra i punti di forza, la grande giungla urbana, il murales che domina il locale, a cura di Collettivo Giungla, che inonda anche il colorato dehor lungo l’Arno, punto di forza in un quartiere vivo a tutte le ore del giorno.
“Quando nel 2013 abbiamo intrapreso il cammino chiamato Ditta Artigianale, non avremmo mai immaginato di riuscire a inaugurare un quarto store. È un sogno, che si concretizza giorno dopo giorno. La crescita di Ditta Artigianale è la crescita di un intero settore, quello caffeicolo italiano, di cui mi sento parte e orgoglioso”, dice Francesco Sanapo, pluripremiato campione baristi. “Questo è sicuramente uno store differente da tutti gli altri, vogliamo evidenziare quanto per noi sia importante dare un’anima e uno stile diverso, sempre attuale, ad ogni locale, pur mantenendo costante la proposta di food & beverage. Avremo quindi la stessa carta dei caffè, lo stesso linguaggio ma un environment differente. Essere diversi in ogni locale è diventato ormai il nostro marchio di fabbrica. Facciamo caffetterie diverse perché vogliamo far vivere ai nostri clienti esperienze diverse. È quasi un gioco far vedere lo stile italiano nel gusto ma anche nel design”.
La forza di Ditta Artigianale sta anche nella differenza delle varie caffetterie; un’abitudine per i fiorentini desiderosi di bere un caffè di qualità e tappa obbligata per il turismo internazionale: a luglio la prossima apertura a maggio in Canada, nel prestigioso edificio The Harlowe a Toronto; un recentissimo inserimento del Financial Times tra le migliori caffetterie indipendenti del mondo, da Berlino a Buenos Aires, con solo due menzioni per l’Italia.
Dicono Luca e Marco Baldini di Studio q-bic: “Ogni volta, è una nuova sfida, che parte da un bello scambio di idee tra noi e la committenza. La forza del progetto sta nel coniugare il mondo dello specialty coffee che ha radici nordeuropee con la tradizione, lo studio, il calore e la passione tutta italiana. Questo mix si evince nei materiali e nello stile dei locali. Affrontiamo il tema sempre in maniera diversa, con l’intento di creare scenografie nuove. Per Ditta Artigianale in Riva D’Arno abbiamo fatto un’operazione completamente diversa dalle altre. Volevamo ricreare un luogo multietnico di ispirazione, siamo così partiti da alcune suggestioni visive, da contrasti di colore, proprie di alcuni Paesi di provenienza del caffè. Abbiamo approfondito l'argomento e trovato alcune analogie tra paesi molto lontani, come il Messico, l’India, il Vietnam”.
Nel locale, si mischiano tonalità forti, dal fucsia all’azzurro intenso, creando un cortocircuito con le varie provenienze del mondo del caffè, Sudamerica, Asia, Africa. Il risultato non è un locale etnico, bensì un mix di culture, come è la società di oggi, multietnica. Vari gli elementi, dalla parete divisoria in legno e vetro “cannettato” che separa l’angolo di preparazione del cibo, che rimanda a immagini asiatiche, alla macchina del caffè brandizzata Vittorio Arduino customizzata per l’occasione con una texture di disegni geometrici tipici del Senegal, e che riprendono i colori del logo di Ditta Artigianale (giallo rosso azzurro).
E poi, al centro del grande murales che si espande tra interno e esterno, lungo il dehor, una giungla urbana, con un grande felino al centro, un mix ideale e di luogo in cui si dialoga e si convive pacificamente. Una panca lungo la parete principale, di lavorazione artigiana, riprenda un patchwork di tessuti, utilizzati anche per le imbottiture delle sedie, sempre con motivi delle varie parti del mondo. Il banco bar, sempre più basso del solito, a altezza 90 cm, non crea frattura tra barista e cliente; ha le doghe in legno di noce, come per il restyling di Ditta via dei Neri. Si ritrova l’ottone che è protagonista invece della Ditta in via Carducci, come la bottigliera in ottone e specchi. Un gioco di rimandi e di elementi che ritornano.
“L’intento è metterci in gioco sempre: dal linguaggio industrial del primo nel 2014, una novità al tempo per la città, ad oggi, mix di culture, verso dove stiamo andando, che ha insito un messaggio di solidarietà e condivisione”, concludono gli architetti.
La sfida è stata raccolta dal collettivo romagnolo Giungla, autori del grande murales, composto da Giulia Dall’Ara (Rimini) ed Eugenio Bertozzi (Faenza), compagni anche nella vita. Si muovono tra dipinti, grafica e illustrazione dai sapori tropicali e new wave, come per Red Bull Organics, CLAP!CLAP!, Mattia Salvadori, DJ-1MRN e MoBlack. Dicono: “Abbiamo iniziato a lavorare con l’intento di restituire il sapore dei luoghi di provenienza del caffè. Le stoffe di questi luoghi ci sono state sicuramente di ispirazione in partenza, ricche di colori e pattern incredibili. Le abbiamo prese e trasformate, accostate e sovrapposte, abbinate ad altre forme e colori piatti. Ne abbiamo tenuto i colori e il sapore, che abbiamo isolato a creare una decorazione che si fondesse con le pareti color petrolio, colore protagonista di tutto il locale. Il coprotagonista, se possiamo chiamarlo così, è il grande felino al centro della composizione. Una tigre imponente e allo stesso tempo mansueta, dai colori caldi e terrosi che si mescolano alle forme esotiche della pianta del caffè. Ci porta lontano e contemporaneamente ci restituisce la giusta dose di grinta, proprio come il caffè! Le forme invadono sia il soffitto che il pavimento, comparendo poi in vari punti del locale, rendendo l’opera immersiva. L’intento è quello di ritrovarsi avvolti in una giungla di sapori esotici e colori che ci portano in altri continenti. Un colpo d’occhio nuovo, imprevisto, fresco, che non passa inosservato, grazie anche alla complicità di Q-bic e Ditta, che ci hanno lasciato una grandissima libertà di progettazione”.
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