fiere
14 Aprile 2022Assenti, come era prevedibile, i clienti russi ma anche quelli asiatici, con Cina e Giappone in prima fila; Paesi dai quali fino al 2019 erano giunti a Verona fino a 5mila operatori. Sul fronte delle presenze estere, non sono mancati i tradizionali mercati di sbocco del vino Made in Italy: in prima fila, Stati Uniti e Germania, seguiti da Regno Unito e Canada (che subentra alla Cina nella quarta posizione), davanti alla Francia. Seguono Svizzera, Belgio, Olanda, Repubblica Ceca e Danimarca.
"Dopo due anni di stop - ha spiegato il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani - erano molte le incognite sul ritorno in presenza ma tutti i nostri timori sono stati spazzati via da un numero inaspettato di arrivi. Un flusso anche difficile da preventivare perché rispetto alla fase pre Covid i buyers non si accreditano più alla manifestazione con tre mesi di anticipo ma arrivano anche all’ultimo momento. Abbiamo anche effettuato con Ice Agenzia un grande lavoro di selezione e di incoming, cioè di invito, di operatori in Italia ma i risultati sono andati oltre le nostre aspettative".
"Vinitaly - ha aggiunto il presidente di Veronafiere, Maurizio Danese - consolida il proprio ruolo propulsivo per lo sviluppo delle imprese del vino. Per il futuro lavoriamo su una fiera ancor più taylor-made con il suo tessuto di riferimento e su una profilazione degli operatori che già quest’anno ha mostrato risultati importanti, con ingressi contingentati e più qualificati".
L'edizione 2022 di Vinitaly arriva dopo che l'intero settore del vino italiano è uscito dalla pandemia con dei buoni risultati. Nonostante la prolungata chiusura della ristorazione internazionale, nel 202 il calo delle esportazioni era stato di appena il 2%, mentre il 2021 aveva fatto registrare un nuovo record dell’export, arrivato a toccare quota 7 miliardi di euro.
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