soft drink
01 Luglio 2024Da uno studio presentato a Milano lo scorso 26 giugno da Alessandra Ghisleri, presidente di Euromedia Research, in occasione dell’Assemblea annuale di Assobibe, è emersa una serie di indicatori emotivi che comproverebbe il feeling storico e indissolubile tra i consumatori nostrani e le bibite totalmente analcoliche.
Partendo dal dato conclusivo della ricerca, un’imposta come la sugar tax è ritenuta non necessaria dal 56,7% dal campione di intervistati, percentuale che sale al 60% nella fascia di età tra i 18 e 30 anni, altresì nota come generazione Z. E non solo: stando sempre alle risposte raccolte, il 58,3% ritiene che applicare una tassa come la sugar tax (o altre imposte simili) sulle sole bevande non sia una soluzione per condizionare le scelte di acquisto della popolazione.
Imporre un surplus fiscale è, dunque, visto da una fetta cospicua di italiani come un provvedimento che rischia di indebolire una categoria che deve la sua notorietà e gran parte del suo successo al legame storico con il bere italiano e che per ben 7 persone su 10 è ritenuta sinonimo di socialità e convivialità, una sorta di coccola che ognuno di noi si regala in momenti diversi della giornata.
«Lo studio evidenzia che, per il 61,8% degli intervistati, è importante vivere un momento tutto per sé gustando un soft drink: siamo di fronte, dunque, a una consuetudine che fa parte della nostra tradizione, anche se i consumi sono molto calati negli ultimi anni. Nel 2023, è stata riportata una flessione del 5%, mentre la prima parte del 2024 ha patito le cattive condizioni meteorologiche che hanno penalizzato i consumi, soprattutto nel fuori casa – commenta Giangiacomo Pierini, presidente di Assobibe –. Se si chiede, poi, alle persone cosa rappresentino per loro le bibite analcoliche, le risposte evocano suggestioni come ‘festa’, ‘socialità’, ‘ricordi’, quindi un’esperienza che, oltre a coinvolgere i sensi, abbraccia le nostre emozioni più profonde».
Sensi che sono stuzzicati per diverse ragioni, equamente ripartite. Gli amanti di soft drink, infatti, ricercano nella bevanda in primis la freschezza (40%), a seguire gettonano il gusto (34,1%), ma soprattutto spicca quel 33,2% di persone che ricercano il plus organolettico di ingredienti locali a ribadire il forte attaccamento della categoria con il territorio italiano, considerato come un valore aggiunto grazie alla sua ricca biodiversità.
Si parla quindi di convivialità e di momenti di allegria, eppure il mood che si respira tra i membri dell’associazione che fa capo a Confindustria, non è per niente sereno. «Il settore industriale che rappresentiamo vale 5 miliardi di euro, genera 420 milioni di euro con l’export e coinvolge 120 mila stabilimenti sul territorio – ha reso noto Pierini –. Ci sono però due tasse ancora pendenti (plastic e sugar) e se dovessero essere introdotte avrebbero effetti economici devastanti, considerando anche il fatto che il 64% delle aziende coinvolte sono di piccola e media dimensione, oltre a portare a un inevitabile e generale rincaro dei prezzi. Aggiungiamo che, dal 1 gennaio del 2025, come stabilito dall’Ue, entrerà in vigore l’obbligo di usare per il pack almeno il 25% di Pet riciclato, un ulteriore problema perché questo materiale non è di facile reperibilità. In ogni caso, in questi anni abbiamo creato relazioni importanti con la filiera. Abbiamo il supporto di Confindustria, Federalimentare, Coldiretti e Confagricoltura. Insieme continueremo a difenderci, anche contro le fake news che ci colpiscono, come quella che le bevande analcoliche provocano l’obesità, dimenticando che il contenuto di zucchero è calato mediamente del 41%».
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A cura di Maurizio Maestrelli
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