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beverage & grocery
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nosa sud-africana.Molte altre novità
sono però attese. Il succo acquoso
di Hylocereus Undatus o Pitaya o
Dragon Fruit, una cactacea messi-
cana viene presentato come essenza
di un super-fruit particolarmente
adatto a combattere l’obesità e il
diabete. Contiene tanti antiossidanti,
l’attributo oggi più richiesto da con-
sumatori che immaginano le proprie
cellule arrugginirsi come gli scafi
delle navi. La Pitaya consegna inol-
tre al fisico fibre, magnesio, calcio
e quella vitamina C che non sembra
bastare mai. A ciò si aggiungano gli
acidi grassi come quell’Omega 3
sempre più ricercato da un pubblico
ossessionato dalle occlusioni cole-
steroliche. Meno noto, ma destinato
ad una popolarità crescente è invece
l’estratto di Noni (Morinda Citrifo-
lia), una pianta polinesiana che dà
frutti simili a grandi more di gelso,
maleodoranti se mature, a cui la
tradizione attribuisce proprietà quasi
miracolose e tali da farlo annoverare
tra i più reputati rimedi Ayurvedici.
Già noto negli USA, prevedo neces-
siti di altri 3-4 anni per affacciarsi
adeguatamente anche sul mercato
Italiano uscendo dall’indotto delle
erboristerie più specializzate.
Pozioni miracolose
Come si è detto, gli Stati Uniti, ov-
viamente e come sempre, guidano la
tendenzaversounnuovomododibere.
Tuttavia il fenomeno ha ormai dimen-
sioni mondiali, al punto che il mercato
richiedespecificieventicollettivicome
la fiera The Healthy Beverage Expo
che, ogni due anni, passa in rassegna
questo mondo, è il caso di dirlo, in
pieno fermento. Accade dunque che
si stiano raccordando i numerosi e
diversificati canali distributivi per
queste nuove, miracolose “pozioni”,
che giustificano dinamiche di mer-
cato oltremodo interessanti. In realtà
ciascuna delle bevande menzionate
richiederebbe una specifica trattazio-
ne. Ognuna riassume in sé storie che
si legano alla tradizione di vari paesi e
all’antropologia culturale. Certo è che
il loro successo è direttamente propor-
zionale alla capacità di sensibilizzare
l’immaginario collettivo esorcizzando
le ansie di una società supernutrita, ma
inguaribilmenteipocondriaca.InFran-
cia e in qualche supermercato Italiano
è arrivata una bevanda chiamata Xan
che grazie alla rilevante presenza di
Xanthohumol(unprincipioestrattodal
luppolo, notoperaltrodal 1913) appor-
taunagrandecaricadiantiossidantiedi
molecoleadazioneantinfiammatoriae
di ausilio all’attività cardiaca.
Sul piano delle bevande energizzanti
confezionate sta gua-
dagnando spazio an-
che il Guayaki Organic
Yerba Mate, anch’esso
declinato in vari gusti e
blendchenecorreggono
il gusto originale non
esaltante. Infuso tratto
dallefogliedicertepian-
te delle foreste del Para-
guay è di uso comune in
Argentina e in Libano
(in cui è stato introdotto
dagli emigrati rientrati
inpatria). Questa specie di tè andrebbe
succhiato con la cannuccia da una
zucchetta seccata (come si vede in
una nota fotografia di Che Guevara!).
Le sue proprietà nervine dovrebbero
sopperire inmodonaturale agli energy
drink fruttodella chimicamoderna.
Nella stessa direzione si collocano gli
estratti di due altri frutti della foresta
amazzonica entrati ormai nelle abitu-
dini di un certo numero di nostri con-
nazionali: il guaranà e l’acai. Estratti di
bacche amarissime, ma ricchissime di
proprietà che dovrebbero conferire (a
secondadeldosaggio)luciditàmentale
ed energia nel primo caso e una carica
di antiossidanti e apporti “anti-fame”
nel secondo. Proprio per il loro sapore
improponibile in purezza, il loro con-
sumoavvienesempreinformadiblend
Il banco bevande refrigerate nel Wholefoods di San Mateo, in California
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