30
beverage & grocery
tutto da Mezzogiorno (Campania,
Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna).
L’introduzione di vini tipici negli
assortimenti della Gdo richiederà non
solo specifici investimenti di comuni-
cazione nei punti di vendita, ma anche
un profondo rinnovamento culturale
da parte delle aziende produttrici. In
campo alimentare, infatti, il concetto di
tipicitàsiriferisceormaiaprodottilocali
in grado di acquisire notorietà su scala
globaleequestocambiamentointeressa
anche il settore vitivinicolo. La sfida, in
altri termini, è riuscire a superare l’anti-
nomia tra globale e locale, cercando di
promuovere su più ampia scala l’uni-
cità di vini che sono frutto di originali
filosofie produttive unite all’utilizzo di
varietà autoctone e alla provenienza da
territori ancora non sufficientemente
noti. In questo la Gdo potrebbe giocare
un ruolo molto importante anche sui
mercati esteri, dando ai nostri vini
tipici maggiori opportunità di afferma-
zione grazie all’impiego di moderne
logiche distributive e comunicative.
B
cinare al vino nuovi consumatori, ma
alla fine il risultatoè statoquellodi ot-
tenere una tendenziale omologazione
dell’offerta. La reazione opposta non
sièfattaattendere,eiconsumatoriita-
liani stanno mostrando una crescente
attenzione e curiosità nei confronti di
vini concaratteristicheorganolettiche
più originali, ottenuti vinificando va-
rietà di uve autoctone (in sostituzione
dei soliti Cabernet Sauvignon e/o
Merlot) e con un utilizzo meno inva-
sivo del legno in fase di affinamento.
Tra l’altro questi ultimi vini hanno
spesso un processo produttivo meno
costoso dei precedenti, e possono
dunque presentarsi sul mercato con
un rapporto qualità/prezzo molto più
interessante. Proporre questa tipo-
logia di vini sugli scaffali della Gdo,
tuttavia, non è facile: le catene distri-
butive devono acquisire maggiori
capacità nel selezionare l’offerta, e
investire di più nella comunicazione
nei punti di vendita.
Salubrità
Permoltianniilconcettodisalubritàè
statoassociatoalvinosolodaricerche
medichechemettevanoinluceibene-
fici derivanti da un consumomodera-
tonel contestodi unadieta alimentare
equilibrata. Recentemente, tuttavia,
si sta facendo strada un nuovo modo
di intendere il concetto di salubrità,
che per i consumatori sta diventando
sinonimo di sicurezza e di genuinità,
senzanulla togliereallapiacevolezza.
Per un’azienda commercializzare un
vino salubre significa riuscire a ga-
rantire determinati criteri di gestione
della filiera produttiva, mentre per i
consumatori la salubrità diventa uno
dei possibili criteri di scelta, alternati-
vi/complementari al prezzo. Piùnello
specificooggi ilmercatodel vinopuò
interpretare il concettodi salubrità se-
guendo un’accezione “sottrattiva” o
in alcuni casi anche “light”. La prima
strada è quella più seguita dai produt-
tori che possono decidere di ridurre/
eliminare la quantità di conservanti
(il principale dei quali è la solforosa)
odi pesticidi residui presenti nel vino.
A questo proposito il problema è che
sul mercato il consumatore si trova
oggi davanti a una proliferazione di
marchi, che spaziano da moltepli-
ci modi di intendere il concetto di
sostenibilità fino all’applicazione
di complessi protocolli biologici e
biodinamici. Una seconda interpreta-
zione può invece portare le aziende a
produrrevini a ridotto tenorealcolico,
e indirettamente anche con meno
zuccheri e calorie.
Tipicità
L’interessecrescentedeiconsumatori
nei confronti dei prodotti tipici si ma-
nifestanel repartovini soprattuttocon
l’aumento di vendite di etichette pro-
dotteconvarietàautoctone(esemplari
a questoproposito i casi del Pecorino,
del Pignoletto e del Grillo). Nei pros-
simi anni la Gdo potrebbe cavalcare
tale interesse anche cominciando a
valorizzare maggiormente una serie
di denominazioni d’origine consi-
derate “minori”, provenienti soprat-
sullo scaffale
classifica delle denominazioni in bottigliada 75 cl
con la maggior crescita a volume*
23,8
13,6
13,5
12,3
10,6
10,5
9,5
8,0
7,8
7,2
Pecorino
(Abruzzo, Marche)
Pignoletto
(Emilia Romagna)
Grillo
(Sicilia)
Traminer
(trentino A.A.)
Falanghina
(Campania)
Negroamaro
(Puglia)
Bonarda
(Lombardia)
Sauvignon
(Inernazionale)
RossodiMontalcino
(Toscana)
Teroldego
(Trentino A.A.)
Fonte:Infoscan Census®: totale Italia
Ipermercati+Supermercati+Libero
Servizio Piccolo - Anno 2012
*Tipologie in bottiglia da 75cl con
fatturato> 3 mio€
-0,2%
il trend a volume
del Lambrusco
che, insieme con il
Chianti, è il vino a
Denominazione più
venduto in Gdo nel
2012 - fonte IRI
38,6%
è la quota a
valore dei primi
quindici vini a
denominazione più
venduti sul totale
delle vendite di
vino in Gdo nel
2012 - fonte IRI