GIU. LUG. 2014
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V
ini con una gradazione
sotto i 10 gradi? Detta solo
dieci anni fa questa frase
sarebbe sembrata eretica.
In una corsa verso l’alto, il mondo
vinicolo internazionale e il gusto del
consumatore medio si è progressi-
vamente spostato verso etichette a
contenuto alcolico più elevato, vini
strutturati, con la maturazione in
legno a dare l’inconfondibile tratto
caratteristico. Ma questa galoppata
verso l’alto dell’alcol era frutto non
solo del cambiamento del gusto del
consumatoreodellepoliticheprodut-
tive o di marketing mirate, ma anche
causata dal riscaldamento globale,
che incide sulla vinificazione nelle
zone tradizionalmente vocate, alzan-
do il contenuto in zuccheri dell’uva e
aumentando la rapidità della matura-
zione, condizioni che accrescono “il
calore” del contenuto della bottiglia.
DIFATTOQUESTOFENOMENO
ha
come contraltare negativo un atteg-
giamento sempre più critico verso il
consumo di alcol, considerato poco
salutare, poco in linea con uno stile
di vita attivo e sportivo, contrastato
anche in Italiadall’inasprimentodelle
sanzioni per chi guida con un tasso
alcolemico nel sangue superiore a
0,5 g/litro.
Ovvio che inuna situazione di questo
tipo, i produttori stanno correndo ai
ripari proponendo bottiglie con un
contenuto inalcol intornoal 10%. Bot-
tiglie pensate per il consumo estivo,
per unpubblico femminile ogiovane,
o per i bevitori occasionali, che dopo
un paio di bicchieri possonomettersi
allaguida senza incorrere in sanzioni.
Ma come si ottengono vini a ridotto
tenore alcolico? Alzando le rese, anti-
cipando il raccoltooppureutilizzando
sistemi meccanici di separazione.
Il risultato sono vini freschi, meno
espressi, che sicuramente fanno stor-
cere il naso ai puristi, ma che han-
no grandi potenzialità, almeno sul
mercato internazionale. Secondodati
britannici, infatti, il segmentodei low
alchool wines nel 2013 è cresciuto
dell’83% ed ora rappresenta l’1% del
mercato vinicolo d’oltremanica. Ma,
secondo gli analisti, questa quota
dovrebbe crescere in una forbice
compresa tra 3 e 10%, anche in altri
paesi, Germania in testa.
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DI PIETRO CINTI