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SETTEMBRE/OTTOBRE 2014
EXPORT
agroalimentari – o di contraffazione quando l’imitazione
del prodotto italiano è chiara, conclamata e, in genere
illegale. Ma la perseguibilità non è generalizzata».
Per esempio l’imitazione di un marchio, di un modello
o di una ricetta non è illegale nei Paesi in cui non essi
non sono registrati. Le stesse denominazioni di origine
nonmettono al riparo dalle contraffazioni, perché la loro
imitazione è illegale solo nell’UE e dove ci sono accordi
bilaterali in materia, non in Paesi come il Canada e gli
Usa. Uno studio Censis sulla contraffazione ha stimato
che ci sono circa 1,1 miliardi di prodotti agroalimen-
tari contraffatti, che comportano una perdita di valore
aggiunto (0,35% Pil), di occupazione (110.000 unità),
imposte (4,6 miliardi di euro). A questi numeri vanno
aggiunti danni meno tangibili, ma di elevato impatto,
come la maggior difficoltà a imporsi sui mercati esteri
da parte dei prodotti autentici, l’errata valutazione da
parte dei consumatori della qualità dei prodotti acqui-
stati, per non parlare dell’eventualità di sostenere indi-
rettamente la criminalità. Secondo Canali, l’azione di
contrasto alle imitazioni deve procedere su piani diversi,
ma complementari: migliorare la tutela delle indicazioni
geografiche nel Paesi terzi, in particolare in sede WTO
o negli accordi bilaterali; sostenere le Pmi e i piccoli
consorzi produttori per registrare i propri marchi; pia-
nificare un’azione di comunicazione mirata; giungere
a una definizione unica e condivisa di “made in Italy”;
favorire la comunicazione ai consumatori dell’origine dei
prodotti. «Spesso – ha concluso Canali – l’imitazione dei
nostri prodotti è dovuta alla scarsa efficacia con cui essi
arrivano sui mercati in cui vengono copiati. L’intensità
di imitazione potrebbe quindi diventare un indice dei
mercati più promettenti».
S
IL KIWI GIALLO VA IN CANADA E SPAGNA
T
ra i principali settori esportatori c’è quello
dell’ortofrutta fresca. Gullino, gruppo che
conferisce ogni anno 420.000 quintali di frutta
tra kiwi, pesche, nettarine e prugna, esporta
i 90% della sua produzione tra Europa, Usa,
Canada, Emirati Arabi, Cina, Australia, Nuova
Zelanda, Vietnam, Malesia, Messico e Colombia. Ha siglato
importanti accordi con l’India e il Brasile e con le principali
catene distributive inglese e spagnole. Proprio alla Spagna,
oltre che al Canada, è destinato il nuovo prodotto dell’azienda,
il kiwi giallo Dorelì. «Sicuramente l’esportazione di prodotti
frutticoli freschi – afferma Armando Peirone, Sales Manager
del Gruppo Gullino - più ancora di altri business, comporta
dei rischi e richiede di superare spesso difficoltà logistiche,
di conservazione del prodotto e di mercato. Tutti questi rischi
vengono affrontati e minimizzati grazie a un attento controllo
di qualità e a un’accurata organizzazione del processo di
lavorazione e di esportazione. Le numerose certificazioni e
l’esperienza decennale permettono a Gullino di contenere e
controllare i rischi derivanti dall’esportazione di questi prodotti
altamente deperibili. I paesi più ostici sono sicuramente
quelli emergenti dove spesso si possono incontrare problemi
organizzativi e di comunicazione (anche dovuti alle importanti
differenze culturali) e il rischio di insolvenza è spesso più alto».
F
ondata nel 1920, Adami è una delle cantine
che hanno contribuito a far conoscere
l’area Prosecco nel mondo. L’azienda
ha saputo seguire lo sviluppo del mercato,
passando da una piccola produzione alle attuali
700.000 bottiglie all’anno distribuite, oltre che in Italia, in
altri 23 Paesi. Enrico Vallaferro è l’export manager dell’azienda
vitivinicola. Lo abbiamo intervistato.
Quanto pesa l’export sul totale del vostro fatturato? Quali
sono i mercati esteri di riferimento e i canali di vendita?
L’export per circa per il 60% sul nostro fatturato. I primi dieci
Paesi di destinazione dei nostri vini sono Stati Uniti, Regno Unito,
Germania, Svizzera, Australia, Canada, Ucraina, Singapore,
Giappone, Austria, cui se ne aggiungono un’altra ventina.
Quali difficoltà avete incontrato nella vostra esperienza di
esportatori? Come le avete risolte?
Ogni Paese ha le sue regole e richieste, ma generalmente
non incontriamo grossi problemi per le spedizioni e vengono
effettuate tutte le certificazioni ed analisi del caso. I pagamenti
sono a volte anticipati e comunque regolari pressoché ovunque,
anche se bisogna comunque sempre fare attenzione.
Il marchio è registrato in alcuni Paesi.
IL PROSECCO CHE PIACE NEL MONDO